C’è un paradosso nella vicenda dell’interruzione della circolazione ferroviaria nella galleria del Frejus, causata da una frana sul versante francese. Per mesi il ministero dei Trasporti italiano ha criticato l’omologo francese per il ritardo della riapertura della linea tra Torino e Lione e quando avverrà, il primo aprile 2025, c’è il rischio che i treni che trasportano i semirimorchi non ci saranno, a causa del taglio dei fiondi fatto dallo stesso Governo italiano all’Autostrada Ferroviaria Alpina. Lo ha dichiarato l’amministratore delegato della società intermodale (partecipata da Mercitalia e Sncf), Andrea Accastelli, all’edizione piemontese del Corriere della Sera, precisando che la Legge di Bilancio del 2025 ha ridotto il finanziamento di due milioni e mezzo. “A queste condizioni, sarà molto difficile tornare a operare”, ha detto Accastelli, anche perché nel frattempo gli utilizzatori della ferrovia hanno trovato alternative.
Acciarelli ha aggiunto che “senza un sostegno economico non vedo come si possa ripartire”. Il taglio ministeriale è dovuto al fatto che il contributo era erogato per i treni realmente operati, ma poiché l’Afa è attiva solo su questa linea, non ha potuto presentare alcun viaggio in attivo. Sulla questione è intervenuto anche l’amministratore delegato di Sito Logistica, società che opera nell'Interporto di Orbassano, dove gestisce il terminale italiano dell’autostrada viaggiante: “Se non riparte Afa, non riparte neanche il terminal intermodale di Sito Logistica”. Prima della chiusura della linea ferroviaria con Lione, Afa operava tre convogli al giorno per veicoli industriali da Torino a Lione.

























































