Nel 2024, l’incidenza dei costi del trasporto nell’interscambio internazionale delle merci italiano sono aumentati rispetto all’anno precedente, soprattutto a causa delle conseguenze sul trasporto marittimo di container dovute alla crisi del Mar Rosso. Lo mostra il rapporto annuale della Banca d’Italia diffuso il 6 giugno 2025. L’incidenza dei costi del trasporto è aumentata più per le importazioni (dove è del 4,2%), rispetto per le esportazioni (2,5%).
Uno dei problemi specifici dell’Italia è la bassa quota di trasporto dei vettori nazionali, che causa un elevato disavanzo dei trasporti mercantili, ossia il deficit della bilancia dei pagamenti dell’Italia relativo appunto al trasporto internazionale. In concreto, misura la differenza tra i servizi di trasporto forniti dai vettori italiani ai clienti esteri e i servizi di trasporto acquistati all’estero per le merci italiane. Questo elemento non è solo elevato, ma nel tempo è peggiorato: tra il 2002 e il 2029 il deficit si attestò fra tre e sei miliardi di euro, nel 2023 balzò a 9,5miliardi di euro e nel 2024 è aumentato a 11,8 miliardi di euro. Secondo la Banca d’Italia, questo aumento è concentrato soprattutto nel trasporto marittimo ed è causato dall’incremento dei noli container.
Nelle spedizioni marittime di contaier, i noli delle importazioni sono aumentati del 52%, a fronte di una sostanziale stabilità di quelle delle esportazioni. Nell’import, la tendenza all’aumento è apparsa già alla fine del 2023 e poi si è concentrata sul primo trimeste dell’anno successivo, in concomitanza con la deviazione delle portacontainer dalla rotta del Mar Rosso a quella di Buona Speranza.
Nel trasporto stradale, i costi medi sono rimasti sostanzialmente invariati in importazione ed esportazione, grazie anche alle lievi variazioni del costo del carburante. In termini reali, i costi medi stradali sono aumentati tra l’uno e il due percento. Se consideriamo solo i carichi completi, emerge una riduzione del tre percento, andamento però bilanciato dalla riduzione dei carichi medi e dall’aumento dei costi ausiliari (intermediazione e handling).
I costi medi per tonnellata del trasporto ferroviario sono aumentati, in misura maggiore per gli sfusi rispetto ai container. Complessivamente quelli per le esportazioni sono aumentati del 6,1% e quelli per le importazioni del 3%, ma per i container sono aumentati del 2,2% per le esportazioni e calati del 3,1% per le importazioni. Per i trasporti che riguardano la Cina, i costi sono aumentati del 6,1% per improtazioni e sono diminuiti del 40,2% per le esportazioni. L’aumento vale per quasi tutte le aree geografiche, con un impatto maggiore per quelle più lontane, come Paesi Baltici, Gran Bretagna e Scandinavia.
Per quanto riguarda il trasporto aereo, l’andamento cambia per le importazioni e le esportazioni. Nel primo caso sono aumentati dell’11,2%, spinti dal forte incremento dei volumi, soprattutto dalla Cina, a causa sempre della crisi del Mar Rosso che ha spostato traffico dal mare al cielo. Le aree geografiche che mostrano i maggiori aumenti sono l’India (+67,4%) e l’Indonesia e Singapore (+67,1%), mentre l'incremento dalla Cina è stato del 9,9%. Nelle esportazioni, i costi sono invece diminuiti dell’8,8%.