L’associazione europea del trasporto ferroviario intermodale Uirr ha pubblicato un documento sulla situazione dell’attuale rete ferroviaria nell’ambito delle nuove esigenze militari, concludendo che per rendere l’Europa più veloce e resiliente negli spostamenti di mezzi e materiali, basta valorizzare e adattare ciò che già esiste. In questo position paper, pubblicato in occasione dei lavori congiunti delle commissioni Trasporti e Sicurezza e Difesa del Parlamento europeo, l’associazione presenta una lettura pragmatica della mobilità militare, sostenendo che la rete del trasporto combinato strada-rotaia possiede oggi capacità operative concrete che possono essere messe al servizio della Difesa in modo rapido ed efficiente.
I numeri che l’associazione porta come prova riguardano la rete intermodale collega circa mille terminal e dispone di circa 500 partenze ferroviarie intermodali ogni giorno, una struttura che, secondo Uirr, già assicura collegamenti capillari e continui sull’arco del continente. A questo si aggiunge una flotta di carri specificamente pensati per il trasporto intermodale — flat e pocket wagons — che permette di movimentare anche mezzi a ruote e, con gli opportuni accorgimenti, una vasta gamma di equipaggiamenti militari. Non si tratta quindi d’improvvisare, ma di riconoscere e proteggere una capacità già presente, introducendo regole e finanziamenti che ne permettano l’uso duale senza compromettere l’efficienza commerciale.
Dal punto di vista operativo, Uirr sottolinea come i terminal intermodali rappresentino già luoghi dotati di standard di sicurezza adeguati per la manipolazione di merci pericolose e come gli operatori del settore siano abituati a organizzare treni specifici su relazioni transnazionali con tempi di attivazione rapidi. È questa convinzione che porta l’associazione a proporre misure mirate: inserire le attrezzature di trasbordo terminalistico nella definizione di infrastrutture con uso duale per renderle ammissibili ai finanziamenti, dare priorità al potenziamento dei terminal nell’ambito del regolamento Ten-T e riconoscere gli operatori del trasporto intermodale come entità critiche all’interno della direttiva sulla resilienza. Secondo l’associazione, intervenire su questi tre fronti significherebbe trasformare la rete intermodale nella spina dorsale della mobilità europea, capace di rispondere sia alle esigenze civili sia a quelle della difesa nazionale e collettiva.
Tuttavia, la transizione da capacità commerciale a strumento realmente disponibile per la difesa solleva questioni concrete che il documento tocca solo in parte. Manca, per esempio, una mappatura pubblica e dettagliata dei terminal che andrebbero designati come prioritari lungo i corridoi strategici, senza la quale è difficile valutare gli impatti localizzati e prevedere le risorse necessarie per gli adeguamenti infrastrutturali. Inoltre, l’eventuale priorità assegnata a movimenti militari in nodi intensamente utilizzati dal traffico commerciale apre il tema degli oneri contrattuali e delle compensazioni: chi rinuncia a uno slot o a una finestra di traffico per motivi di sicurezza nazionale deve poter contare su regole chiare e strumenti di indennizzo.
Un altro punto delicato riguarda la sicurezza e la responsabilità. Il riconoscimento degli operatori intermodali come entità critiche porta con sé obblighi di protezione fisica e cyber che implicano investimenti e organizzazione aggiuntivi e a tale proposito la Uirr richiama la necessità di supporto finanziario e normativo per non gravare eccessivamente sulle imprese. Infine, parlare di “breve preavviso” per l’allestimento di treni militari è credibile sul piano teorico, ma richiede che siano risolti ostacoli pratici quali procedure doganali transfrontaliere, permessi speciali e, dove necessario, interoperabilità tecnica tra carri e infrastrutture. Su questi punti il documento suggerisce direzioni ma non fornisce una programmazione operativa dettagliata.
La proposta Uirr arriva in un momento in cui l’Unione europea sta discutendo strumenti per accelerare la mobilità militare e armonizzare procedure tra Stati membri. La Commissione ha annunciato un pacchetto specifico e il Parlamento ha posto la materia al centro dell’agenda politica estiva. In questo contesto, la scelta degli attori del trasporto combinato di presentare una posizione fattuale e orientata all’implementazione pratica ha tutte le caratteristiche per entrare nel dibattito legislativo e finanziario che seguirà. Per i Paesi, come l’Italia, con nodi portuali e terminal intermodali diffusi dal nord al sud, l’approccio Uirr significa avviare sin da oggi una doppia operazione: mappare le infrastrutture strategiche e candidarle a progetti di potenziamento Ten-T, e insieme definire accordi fra ministeri e operatori che regolino la disponibilità in scenari straordinari senza compromettere l’attività commerciale ordinaria.

































































