Linava, l’associazione nazionale dei trasporti su strada lituana, sta muovendo i primi passi per presentare un'azione collettiva presso la Corte di giustizia dell'Unione europea. L’associazione, che riunisce oltre 600 trasportatori lituani, ha dichiarato sul proprio sito ufficiale di voler richiedere il risarcimento dei danni causati dal Pacchetto Mobilità alle compagnie del Paese, in particolare dopo che la Commissione Europea ha rimosso l’obbligo di rientrare alla base ogni otto settimane.
"L'associazione invita ad aderire tutti i vettori che ritengono di aver subito danni a seguito di azioni illegali da parte delle Autorità e che dispongono di prove documentali che lo confermino. Riteniamo che le decisioni del Governo non debbano portare a perdite per le imprese, che garantiscono il funzionamento stabile dell'intero sistema economico e pertanto hanno il diritto di ricorrere al tribunale per ottenere il risarcimento dei danni”, si legge nel comunicato datato 15 aprile 2025.
Linava ha anche chiesto alle imprese affiliate di raccogliere dati e documenti che dimostrino le perdite causate dal pacchetto, che saranno poi discussi a partire dal cinque di maggio e che aiuteranno gli avvocati dell’Associazione nella stesura del ricorso. Reclamo che appare più che mai giustificato, dopo che il 4 ottobre la Corte di Giustizia europea ha firmato un clamoroso retro-front e ha stabilito l'annullamento dell'obbligo per i veicoli adibiti al trasporto merci di rientrare nel Paese di immatricolazione ogni otto settimane, una delle disposizioni chiave del Pacchetto mobilità.
Secondo la Corte l’obbligo di rientrare alla base, introdotto nel 2022, non sarebbe stato precedentemente esaminato a sufficienza dai legislatori dell'UE e anche per questo Linava sarebbe intenzionata a chiedere un risarcimento per i danni creati da due anni di rientri forzati, anti-economici e giudicati controproducenti anche dalla Commissione Europea, che ha sottoscritto la decisione della Corte e ha precisato che l'obbligo di restituzione dei camion avrebbe portato a inefficienze nel sistema dei trasporti e a un aumento inutile delle emissioni, dell'inquinamento e della congestione, mentre le restrizioni al trasporto combinato ne avrebbero ridotto l'efficacia nel sostenere il trasporto merci multimodale.
La decisione di abolire i rientri, tuttavia, ha generato nel resto d’Europa qualche malumore ed alcune critiche, come quella avanzata dal Partito Socialdemocratico tedesco che vede la manovra come un'occasione persa per limitare il dumping sociale e creare condizioni di concorrenza eque nel settore dei trasporti europeo. Le aziende dell’Europa orientale, lituane e polacche in primis, sono infatti ritenute il principale punto di accesso al mercato di conducenti extra-europei, che finiscono poi sulle strade del nostro continente e che lavorano in condizioni di sfruttamento ben lontane da quelli che dovrebbero essere gli standard minimi di un’Europa all’avanguardia.
Marco Martinelli