L’abolizione dei limiti all’applicazione della web tax – che impone una tassazione del 3% sul fatturato (e non sugli utili) di tutti i fornitori di servizi digitali – non solo ostacolerà la digitalizzazione delle imprese italiane, ma potrà anche limitare il diritto all’informazione, perché così come è configurato il provvedimento della Legge di Bilancio 2025 la tassa colpirà duramente anche l’editoria.
In una nota diffusa il 24 ottobre 2024, la Fieg (Federazione Editori Giornali) spiega che “La web-tax è stata concepita per i grandi operatori del web, anche per eliminare la disparità di trattamento e lo svantaggio competitivo delle imprese nazionali nei confronti dei soggetti globali operanti nel web. Con l’estensione della platea dei contribuenti l’epilogo della web-tax è paradossale: si colpiscono tutte le imprese digitali italiane, sottoponendole ad una duplice tassazione e accentuando così la disparità di trattamento e lo svantaggio competitivo nei confronti dei colossi globali del web”. L’associazione degli editori chiede quindi “un intervento correttivo del Parlamento che eviti la beffa di una nuova tassazione sulle imprese italiane del settore, le stesse imprese che si intendeva tutelare e salvaguardare”.
Sulla questione interviene anche l’Anso, che raccoglie le testate locali online, che sottolinea come la web tax “colpisce inevitabilmente e in misura ancor più marcata tutto il mercato del giornalismo digitale locale e iper-locale, principalmente basato su modelli di business incentrati su ricavi da pubblicità online”. Il presidente Marco Giovannelli aggiunge che “inserire questa imposta alle piccole aziende editoriali che operano anche in contesti territoriali svantaggiati indebolisce il sistema dell’informazione andando a colpire per primi i soggetti più deboli sul mercato. Per questo chiediamo un cambiamento della norma”.
Sulla web tax interviene anche Federazione Italiana Settimanali Cattolici (Fisc) che esprime “preoccupazione per la norma contenuta nel disegno di Legge di Bilancio”, che estende l'imposta sui servizi digitali a tutte le imprese che generano ricavi da questi servizi”. L’associazione auspica quindi che ”il settore editoriale, che sta attraversando un periodo di grande trasformazione anche verso il mercato digitale, non venga penalizzato da questa nuova disposizione e che le imprese editoriali, in particolare le piccole e medie imprese, siano escluse da questa nuova disposizione”.
La Federazione Nazionale Stampa Italiana rileva che la web tax comporta anche un rischio per l’occupazione. La segretaria generale Alessandra Costante dichiara che “anche per quanto riguarda la web tax, i media italiani devono essere maggiormente tutelati recuperando lo spirito iniziale della norma che era stata concepita per impedire agli Over the top di eludere il fisco in Italia. Le aziende che in Italia fanno informazione digitale pagano già le tasse. Pensiamo che la web tax così come concepita in manovra possa avere effetti controproducenti sulla tenuta occupazionale di un settore messo già a dura prova”.