Non si diradano le nubi che impediscono di vedere la luce in fondo al tunnel, è proprio il caso di dire, in quanto ci riferiamo al Terzo Valico ferroviario dei Giovi. Dopo gli incidenti di percorso che hanno bloccato l’avanzamento delle opere nei cantieri in sotterraneo, i lavori sono ripresi lentamente ma le prospettive della loro conclusione si allontanano nel tempo. Dal Cociv, il general contractor a cui è affidata la costruzione della nuova linea non filtrano indiscrezioni, ma una chiara ammissione che le cose non procedono secondo il cronoprogramma del resto già rivisto e quindi i tempi slitteranno inesorabilmente è arrivata da Edoardo Rixi, vice-ministro dei Trasporti in una video-intervista nel podcast “L’alfabeto del futuro” ospitata nel sito online del quotidiano La Stampa.
Le sue dichiarazioni non ammettono dubbi di interpretazione. Rixi ha affermato che l’obiettivo da raggiungere, quindi non dato completamente per scontato, è quello di completare le opere civili del Terzo Valico entro la fine dell’attuale legislatura. Il calendario si sposta quindi al 2027, ma non è finita, perché questa data non coincide con l’apertura all’esercizio. È lo stesso viceministro a specificare che i tempi si allungano perché una volta concluse le opere c’è da ipotizzare almeno un anno di tempo per le verifiche tecniche e il collaudo di tutta la struttura. Arriviamo quindi, come minimo, al 2028, se non oltre.
Rixi ha fatto il punto sulla grande sfida tecnologica che viene messa in atto dal general contractor, come nel caso della tratta Vallemme-Radimero dove a partire dal marzo 2024 sono state riscontrare rocce fortemente intrise di gas metano. Per procedere in assoluta sicurezza negli scavi si è reso necessario ricorrere a soluzioni ingegnose e innovative che non prevedono solo il trasporto del gas all’esterno attraverso condotti e tubazioni, ma anche l’uso di microcariche esplosive dopo aver isolato le singole aree di lavoro.
Le criticità già ampiamente conosciute riguardano due segmenti in particolare, quello tra la finestra Cravasco e la finestra Castagnola con le due canne lunghe ciascuna circa 1.400 metri e la finestra Vallemme. Nella tratta tra i cantieri di Cravasco e Radimero i minatori si sono trovati di fronte a una roccia spingente fino a deformare e spaccare le centine d’acciaio della volta. Sempre nel cantiere di Cravasco si è riscontrata la presenza, non prevista in modo così significativo, di rocce contenenti amianto sopra soglia con il risultato di richiedere tecniche di scavo rivolte alla massima sicurezza con smaltimenti controllati, sistemi di abbattimento polveri e ventilazione supplementare.
Nella zona di Radimero invece a farne le spese sono state le due frese meccaniche utilizzate in entrambe le canne che si sono bloccate a causa delle condizioni sfavorevoli. Qui il fermo dei lavori ha avuto come risultato non solo quello di bloccare l’avanzamento degli scavi, ma è stato necessario smontare pezzo per pezzo le due Tbm oltre a frantumare e recuperare i rottami dei conci di cemento danneggiati. Il bilancio di tutti questi intoppi è l’immancabile slittamento nei tempi di esecuzione dell’opera. I lavori nel lotto dove le frese sono rimaste bloccate proseguono con i metodi tradizionali di scavo. La stessa sorte tocca anche i cantieri soggetti a fuoriuscite di metano dove solo nel corso del 2025 sono ripresi lentamente i lavori.
Piermario Curti Sacchi






























































