Il 2025 è l’anno cruciale per la ripartenza dei lavori di scavo nei tunnel del Terzo Valico ferroviario dei Giovi, dopo gli incidenti di percorso che hanno bloccato l’avanzamento delle opere nei cantieri in sotterraneo. Sulla carta la situazione offre un’immagine positiva in quanto gli scavi hanno raggiunto il 90%, ma è quel 10% mancante dove si concentrano le criticità che hanno fatto saltare ogni previsione sui tempi di realizzazione e impediscono la conclusione di quest’opera essenziale per il corridoio ferroviario tra Genova con i suoi porti e lo sbocco nella pianura padana verso il cuore dell’Italia nordoccidentale e verso l’Europa.
L’occasione per fare il punto sulla situazione attuale e sulle prospettive è stata offerta da un convegno promosso il 20 gennaio 2025 da Primocanale.it, che si presenta come “Il sito della Liguria”. Piatto forte di questa giornata che ha visto la partecipazione delle realtà economiche e imprenditoriali locali è stata l’ampia e dettagliata relazione proposta da Calogero Mauceri, commissario straordinario del progetto unico Terzo Valico dei Giovi-nodo di Genova.
Le criticità già ampiamente conosciute riguardano due segmenti in particolare, quello tra la finestra Cravasco e la finestra Castagnola con le due canne lunghe ciascuna circa 1.400 metri e la finestra Vallemme dove i lavori sono fermi nelle due canne lunghe poco più di un chilometro. Nella tratta tra i cantieri di Cravasco e Radimero i minatori si son trovati di fronte a una roccia spingente fino a deformare e spaccare le centine d’acciaio della volta. Sempre nel cantiere di Cravasco si è riscontrata la presenza, non prevista in modo così significativo, di rocce contenenti amianto sopra soglia con il risultato di richiedere tecniche di scavo rivolte alla massima sicurezza con smaltimenti controllati, sistemi di abbattimento polveri e ventilazione supplementare.
Nella zona di Radimero invece a farne le spese sono state le due frese meccaniche utilizzate in entrambe le canne che si sono bloccate a causa delle condizioni sfavorevoli. Qui il fermo dei lavori ha avuto come risultato non solo quello di bloccare l’avanzamento degli scavi, ma è stato necessario smontare pezzo per pezzo le due Tbm oltre a frantumare e recuperare i rottami dei conci di cemento danneggiati.
E se tutto questo non fosse già sufficiente a offrire la dimensione delle difficoltà dell’opera, nella tratta Vallemme-Radimero a partire dal marzo 2024 sono state riscontrare rocce fortemente intrise di gas metano. Per procedere in assoluta sicurezza negli scavi si rende necessario ricorrere a soluzioni ingegnose e innovative che non prevedono solo il trasporto del gas all’esterno attraverso condotti e tubazioni, ma anche l’uso di microcariche esplosive dopo aver isolato le singole aree di lavoro.
Il bilancio di tutti questi intoppi è l’immancabile slittamento nei tempi di esecuzione dell’opera. Il commissario Mauceri lo ha esplicitato senza riserve. I lavori nel lotto dove le frese sono rimaste bloccate proseguiranno con i metodi tradizionali di scavo: i lavori ripartiranno sul binario dispari ad aprile 2025 e in quello pari solo ad agosto 2025. La stessa sorte tocca anche i cantieri soggetti a fuoriuscite di metano dove sarà possibile ripartire nella canna pari a maggio e nella canna dispari a giugno 2025. Ora le tappe intermedie per i lavori del Terzo Valico nel corso del 2025 sono quelle di abbattere il diaframma dispari Castagnola-Vallemme a fine agosto, mentre quello dispari dovrebbe avvenire a fine dicembre.
Ma la stoccata finale è arrivata dallo stesso commissario Mauceri nella tavola rotonda successiva. Lasciando delusi tutti quanti si aspettavano una previsione sulla fine dei lavori e quindi l’entrata in esercizio del Terzo Valico, il commissario ha sposato la tesi della prudenza e del realismo: sono ancora troppe le variabili in campo legate alle difficoltà oggettive nei lavori, pertanto sarebbe prematuro oltre che azzardato avanzare una data definitiva. A questo punto il 2026 o il 2027 restano delle pure ipotesi.
Piermario Curti Sacchi