Il terminal Viia di Aiton in Maurienne, in Francia, sta vivendo la quasi totale chiusura delle proprie attività con il licenziamento, a settembre 2025, di diciotto dipendenti su venti. La decisione è arrivata dopo due anni di fermo del servizio di Autostrada Ferroviaria Alpina, che collegava Bourgneuf (Lione) con Orbassano, alle porte di Torino. L’interruzione iniziò il 27 agosto 2023, quando uno smottamento a La Praz aveva bloccato l’intera linea ferroviaria internazionale. Nonostante la riapertura della tratta a marzo 2025, il servizio intermodale non ha più ripreso a circolare. Dal 2003 al 2023 il servizio ha trasportato ogni anno circa 40mila camion, con cinque collegamenti giornalieri, arrivando a spostare in vent’anni 832mila rimorchi e riducendo le emissioni di anidride carbonica di 157.600 tonnellate.
I lavoratori licenziati erano impiegati dalla società Viia Connect Bourgneuf Aiton, filiale di Rail Logistics Europe nata dallo smantellamento di Fret Sncf. La loro attività consisteva nell’accoglienza dei camion e nel caricamento dei rimorchi sui treni. Dopo un periodo di cassa integrazione seguito all’interruzione del servizio, i contratti sono stati chiusi definitivamente. Il sindacato Cgt ha denunciato la contraddizione tra le politiche ambientali dichiarate e la realtà dei fatti, con 40mila camion che invece di essere caricati sui treni percorrono di nuovo le strade alpine.
La crisi dell’Afa ha radici più ampie. La Commissione Europea ha imposto lo smantellamento di Fret Sncf e la cessione del 30% dei traffici alla concorrenza. Il trasporto ferroviario transalpino è così passato a Mercitalia, società del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, che ha subordinato il riavvio del servizio alla concessione di sovvenzioni. Sul piano economico, il collegamento ferroviario era in perdita sin dall’inizio: i governi francese e italiano garantivano circa 4,5 milioni di euro all’anno ciascuno, ma i contributi sono stati sospesi nel 2023. Secondo la deputata francese Émilie Bonnivard, si tratta di 600mila euro per Paese nel 2023 e 2,2 milioni per paese nel 2024.
Le conseguenze della mancata ripresa sono rilevanti: tutti i camion che utilizzavano la linea sono tornati sulle strade, con un aumento delle emissioni e della congestione in una zona già sottoposta a pressioni per la chiusura temporanea del tunnel del Monte Bianco. I sindacati francesi hanno sottolineato anche la perdita di competenze accumulate in oltre vent’anni di attività, definendo la chiusura uno spreco di risorse professionali e tecniche.
Un tentativo di rilancio venne avviato nel marzo 2024 con una consultazione franco-italiana per assegnare la concessione del servizio nel triennio 2025-2027. Le trattative si sono però arenate sulle modalità di finanziamento: la Francia spingeva per una delega di servizio pubblico, mentre l’Italia preferiva un modello di rimborso a chilometro. È stato adottato infine il secondo schema, con un ferrobonus di 30 euro a chilometro e un tetto massimo di 5 milioni di euro l’anno per entrambi gli Stati, ma senza effetti concreti sul ripristino delle corse. Anche le interrogazioni al Parlamento Europeo dell’aprile 2025 non hanno portato a un cambio di scenario.
Il caso di Aiton non è isolato. In Svizzera, RAlpin ha annunciato per dicembre 2025 la chiusura anticipata della linea che collegava la Germania all’Italia attraverso le Alpi svizzere, anch’essa colpita da difficoltà finanziarie e infrastrutturali. Più in generale, il settore europeo del combinato strada-rotaia si sta orientando verso il trasporto combinato non accompagnato, che prevede il solo spostamento dei rimorchi senza autisti e trattori, ritenuto più competitivo sul piano economico.































































