L’autotrasporto merci europee risente delle tensioni e delle incertezze economiche e politiche e nel primo trimestre del 2025 ha subito una contrazione delle tariffe, a causa del calo della domanda. È il quadro che emerge dall’European Benchmark Rates Index – sviluppato da Iru, TransportIntelligence e Upply – in cui appare una riduzione delle tariffe spot e contrattuali. Il contesto è una spesa stagnate da parte dei consumatori, una riduzione delle esportazioni di alcuni Paesi (tra cui l’Italia) e un aumento dei costi operativi (carburante, pedaggi e retribuzioni degli autisti).
L'indice delle tariffe contrattuali si è attestato nel trimestre a 131,1 punti, in calo di 2,3 punti rispetto al trimestre precedente e del 5% rispetto al picco raggiunto nel terzo trimestre del 2022. L'indice delle tariffe spot spot, invece, si è fermato a 134,1 punti, in calo di 3,8 punti su base trimestrale. Il divario tra i due mercati si è ristretto a tre punti, riflettendo un calo più marcato dei tassi spot.
Dal punto di vista dei costi, la situazione appare in fase di stabilizzazione, ma a livelli ancora elevati. I salari dei conducenti sono in lieve calo rispetto al trimestre precedente (-2,0%), ma restano superiori del 13,8% su base annua. Il prezzo del gasolio è aumentato del 4,8% nel trimestre, pur rimanendo in calo rispetto allo stesso periodo del 2024. Le spese di manutenzione, i pedaggi e i costi dei pneumatici registrano incrementi moderati. In Italia, ad esempio, i pedaggi sono cresciuti dell’1,8%, mentre in Bulgaria l’aumento ha raggiunto il 20%. Particolarmente rilevante è l’evoluzione delle tariffe di pedaggio ambientali: nei Paesi Bassi, in Lussemburgo e in Svezia è stata introdotta una componente legata alle emissioni di CO2. Anche la Francia si prepara all’introduzione della Ecotaxe in Alsazia, prevista entro il 2027.
Un elemento critico per l’intero settore rimane la carenza di autisti. Le posizioni scoperte in Europa hanno raggiunto quota 426mila nel 2024, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. In risposta, le istituzioni europee stanno lavorando per abbassare l’età minima di accesso alla professione a 18 anni e facilitare l’ingresso di lavoratori da Paesi terzi. Sul fronte dell’offerta, le immatricolazioni di nuovi veicoli pesanti sono cresciute del 16,3% rispetto al trimestre precedente, ma restano inferiori su base annua. Da segnalare l’aumento del 51% nelle immatricolazioni di camion elettrici a batteria.
Andando nel dettaglio delle rotte stradali, il panorama è vario. Quella tra Madrid e Parigi è tra le poche in crescita, sia per i noli contrattuali (+2,5 punti) che spot (+4,8). Al contrario, la Varsavia-Duisburg ha registrato il primo calo contrattuale dopo sei trimestri, ma resta in aumento su base annua. Stabili o in leggera flessione le rotte Milano-Varsavia e Lione-Birmingham. Per quanto riguarda i porti di Rotterdam e Anversa, il rapporto mostra osserva un allargamento del divario tra noli spot e contrattuali nelle importazioni, a vantaggio del primo. Nelle esportazioni, invece, i noli contrattuali restano superiori ma in calo, segno di un riequilibrio in atto.
Nelle rotte nazionali, l’Italia registra un andamento divergente: noli spot stabili (-0,5 punti mese su mese) ma in forte crescita su base annua (+7,1). I noli contrattuali, invece, mostrano una tendenza al ribasso. In Spagna, entrambi gli indicatori sono in crescita, sostenuti dalla forte domanda interna e dai fondi europei. In Germania, si registra il calo più netto nei noli spot (-14,8 punti a marzo), riflesso di una domanda ancora debole.
Il quadro per i prossimi trimestri è complesso ma non privo di elementi positivi. Da un lato, il consumo dovrebbe rafforzarsi grazie a un maggior potere d’acquisto, a tassi d’inflazione più bassi e a risparmi accumulati. Dall’altro, persistono rischi geopolitici e commerciali che potrebbero frenare la ripresa, in particolare nel comparto delle esportazioni. I noli spot potrebbero tornare a salire nel medio periodo, trainate da una domanda più forte e da un miglioramento del clima economico, specie in Germania e Gran Bretagna. Tuttavia, la pressione sui noli contrattuali potrebbe persistere, almeno fino alla piena ripresa della domanda industriale.