Il Decreto Infrastrutture approvato il 19 maggio 2025 dal Consiglio dei ministri che contiene alcuni provvedimenti per la tutela degli autotrasportatori in conto terzi ha provocato nel giro di poche diverse reazioni da parte delle associazioni di categoria. Il primo a commentare è stato Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto e di Unatras, secondo cui i provvedimenti “rafforzano concretamente la sicurezza sociale dell’autotrasporto” e “segnano un passo importante sulla strada della responsabilità condivisa tra imprese e committenza, a tutela della sicurezza dei lavoratori e degli utenti della strada”. Uggè accoglie quindi “con favore l’approvazione del provvedimento così come concordato” e ritiene essenziale proseguire nel confronto tra le parti “anche su quegli aspetti ancora da definire che sono stati oggetto dei recenti incontri presso il ministero”.
Più articolata è la posizione di Assotir, secondo cui le soluzioni del Governo sono “poco incisive”. La presidente Anna Vita Manigrasso aggiunge che “si poteva fare di più” sui tempi di pagamento e sulle attese al carico. La presidente spiega che “il Decreto, anche se introduce un inasprimento delle sanzioni e un ampliamento delle responsabilità ai soggetti della filiera, lascia ancora una volta al trasportatore l’onere di segnalare la violazione della Legge da parte del proprio cliente. Che è esattamente la ragione per cui le tutele finora riconosciute non hanno mai funzionato”.
Il segretario generale Claudio Donati aggiunge che Assotir presentò al tavolo ministeriale alcune proposte per limitare il potere d’azione della parte forte del mercato, cioè il committente. “Non sono passate perché la maggior parte delle associazioni ha ritenuto soddisfacente la soluzione proposta dal Mit. Per quanto ci riguarda, comunque, la questione non è chiusa e continueremo a batterci fino in fondo auspicando che, nella fase di approvazione definitiva del Decreto-legge da parte del Parlamento, vengano introdotte delle migliorie sostanziali”.
Decisamente negativa è la posizione di Trasportounito, secondo cui le nuove norme sulle attese al carico non saranno applicate. Per quanto riguarda i tempi di pagamento, l’associazione chiese una riduzione a trenta giorni, con un sistema automatico di controllo. “Invece viene introdotto un ulteriore elemento burocratico per mascherare la volontà di perpetuare l’attuale distorsione del mercato a danno del soggetto più debole”, spiega in una nota, aggiungendo che “ viene incaricato l’Antitrust di verificare e sanzionare ricevendo segnalazione dall’impresa di autotrasporto che, ovviamente, in attesa del giudizio dell’Antitrust perderà soldi e lavoro”.
Sulle attese al carico, la nota precisa che “oltre alla riduzione della franchigia di base pari a 1,5 ore e all’aumento del valore orario pari ad euro 100, per il 2025 si conferma la totale assenza di adeguati meccanismi di controllo”. Il segretario generale Maurizio Longo conclude affermando che “in parallelo con le normative del mercato per le quali esistono i titoli ma non funzionano da decenni avevamo chiesto misure per migliorare le condizioni abilitative dei conducenti, migliori criteri per il codice della strada e interventi seri sulla sicurezza stradale fra infrastrutture, aree di sosta e fissaggio del carico. Risposta? Il nulla”.
Negativa anche la valutazione di Ruote Libere, che ritiene questi provvedimenti “una presa in giro della categoria”. La presidente Cinzia Franchini, dopo avere sottolineato che senza certezza su tempi di pagamento e senza tutele riguardanti le attese nelle procedure di carico e scarico, le piccole e medie imprese rimangono strozzate, afferma che “tutto questo, per l'ennesima volta, non è stato tenuto in nessuna considerazione dal legislatore, che pur ha sentito il bisogno di mettere mano al quadro normativo”.
Franchini spiega che “sui tempi di pagamento, invece di puntare su controlli serrati e su una riduzione rispetto ai due mesi previsti, si è introdotto un nuovo balzello burocratico rappresentato dalla verifica della Antitrust, attivata su segnalazione. Un passaggio che inevitabilmente allungherà i tempi reali di pagamento e che siamo certi difficilmente verrà attivata dagli autotrasportatori”.
Per quanto riguarda i tempi di carico, Franchini definisce la riduzione della franchigia a un’ora e mezza “uno specchietto per allodole per celare la mancata introduzione di meccanismi automatici di controllo”. Quindi, queste scelte “lasciano immutati tutti gli altri problemi della categoria, dal tema del rimborso pedaggi, al nodo della carenza infrastrutturale, passando per la costante discesa verso una de-professionalizzazione che non conosce argini".