Le ferrovie europee s’interrogano sul futuro del trasporto ferroviario a carri isolati. Questa tipologia di servizio che fin dalle origini ha costituito il nucleo principale dell’offerta, si trova sempre più di fronte al dilemma dei costi e quindi dei margini ridotti che mettono in discussione la competitività. A quanto pare, nessuna impresa ferroviaria può considerarsi al riparo da questa sfida. Anche le svizzere Ffs Cargo, note per il loro servizio diffuso e capillare, hanno avviato una profonda riflessione sul trasporto a carri completi di un singolo cliente.
Nel 2024 il comparto merci delle ferrovie federali elvetiche ha registrato una perdita di oltre ottanta milioni di euro. Occorre ricordare che le Ffs Cargo devono essere in grado di coprire i costi della gestione delle merci, in quanto questi trasporti non sono considerati un servizio pubblico garantito, e la palla al piede sui bilanci annuali è rappresentata proprio dalla contabilità dei carri isolati.
Se la Svizzera si trova davanti a un bivio, la situazione di certo non è più ottimistica per le ferrovie tedesche. Secondo informazioni raccolte dagli operatori, Deutsche Bahn sarebbe pronta a ridurre in modo rilevante il trasporto a carro singolo. Un fattore cruciale è rappresentato dal fatto che questa tipologia di servizio dipende molto dagli aiuti pubblici e non è detto che lo Stato sia disposto in futuro a sostenere questi sussidi anche perché DB Cargo entro la fine del 2026 dovrà chiudere i bilanci in pareggio per non incorrere nelle sanzioni della Commissione Europea in seguito agli aiuti di Stato ottenuti in passato, considerati distorsivi del mercato.
La società merci delle ferrovie federali si trova, praticamente da sola, con il cerino in mano in quanto il 90% dei servizi a carro isolato viene gestito da DB Cargo, mentre tutte le altre imprese ferroviarie tedesche hanno scelto segmenti di mercato più redditizi, come l’intermodale. Per questo motivo, se le ferrovie federali abbandonassero o riducessero drasticamente il trasporto a carri singoli, sarebbe la fine di questa tipologia di servizio in Germania, con una forte riduzione complessiva delle merci che viaggiano su rotaia.
Sono soprattutto le merci pericolose e i prodotti chimici a non avere più un’opportunità di trasporto attraverso la ferrovia. E nessuna impresa industriale o commerciale sarebbe disposta a investire risorse per puntare su un servizio su rotaia senza garanzie di futuro. La via d’uscita non è semplice in quanto il trasporto a carri singoli viene considerato intrinsecamente non redditizio dagli analisti perché presenta costi di movimentazione fuori scala: manovrare un carro isolato comporta un impegno quasi analogo a quello di un treno completo.
Eppure c’è chi non si rassegna di fronte a questi limiti e si muove in controtendenza. È il caso della Francia che si appresta a investire quasi 160 milioni di euro per ammodernare e potenziare quattro scali merci di smistamento, particolarmente dedicati proprio al servizio del trasporto di carri isolati. Il finanziamento è garantito dalle autorità nazionali e locali per il 50%, mentre la Commissione Europea interviene con il 35% e il gestore della rete Sncf Réseau per il rimanente 15%.
I quattro terminal interessati dagli interventi sono quelli di Woippy vicino a Metz, Le Bourget a nord di Parigi, la Gare de Triage de Sibelin a sud di Lione e Miramas a nord di Marsiglia. Alcuni interventi su questi scali sono già stati completati mentre i lavori per fasi successive saranno conclusi entro il 2027. Nei quattro terminal è concentrato quasi l’80% del traffico a carro singolo in Francia che rappresenta il 24% di tutto il trasporto merci su rotaia con un traffico annuo di otto miliardi di tonnellate/chilometro.
Piermario Curti Sacchi

































































