La società ferroviaria svizzera Ffs Cargo sta attraversando un periodo di grave difficoltà economica, iniziata nel 2022 quando il bilancio segnò una perdita di 187 milioni di franchi (circa 200 milioni di euro), a fronte dell’attivo di un milione di franchi (circa un milione di euro) dell’anno precedente. Le perdite sono continuate nel 2023 e nel 2024, giustificate dalla società sia dalla congiuntura economica europea, sia dai cantieri per la manutenzione ordinaria e straordinaria, che causano ritardi e aumentano i costi. Per affrontare questa situazione, i vertici della società hanno avviato un programma che dovrebbe ridurre i costi di almeno 60 milioni di franchi (circa 64 milioni di euro) entro il 2030. Questi interventi comprendono tagli significativi al personale, riorganizzazione dei servizi e modifiche al modello tariffario, sollevando preoccupazioni tra sindacati e operatori del settore.
Per quanto riguarda il personale, il piano si articola in diverse fasi. Già a febbraio 2025, Ffs Cargo annunciò l'intenzione di tagliare circa 80 posti a tempo pieno entro la fine dell'anno, tra il personale amministrativo e operativo. Questo primo intervento riguarda una forza lavoro che attualmente conta circa 2.250 dipendenti a tempo pieno. Il 20 maggio 2025 l'azienda ha comunicato un ulteriore taglio di 65 posti di lavoro. Questa contrazione riguarda soprattutto il personale di locomotiva, di manovra e di controllo tecnico dei treni merci. La prospettiva a lungo termine è ancora più preoccupante: entro il 2030, Ffs Cargo prevede di ridurre il personale di circa un quinto rispetto ai circa 2.120 impieghi di fine 2024.
La società ha dichiarato che i tagli saranno attuati "nel modo più socialmente responsabile possibile". Non sono quindi previsti licenziamenti, ma si ricorrerà a trasferimenti all'interno delle Ffs e a fluttuazioni naturali come i pensionamenti, che non saranno completamente rimpiazzati. È previsto anche il trasferimento di personale tra i cantoni, perché in alcuni ci sono esuberi, mentre in altri c’è carenza di personale. Ma il sindacato Sev non è convinto e ha definito i tagli del personale “una vergogna” e sottolinea che causeranno la carenza di specialisti con competenze preziose senza portare ad alcun esito economico positivo e riportando le spedizioni dalla rotaia alla strada.
Nel trasporto intermodale, Ffs Cargo ha annunciato che nel 2026 metterà in pratica il concetto Suisse Cargo Logistics, che consiste un una navetta operante nell’asse nord-sud con la quale rafforzerà il collegamento transalpino tra Dietikon e Stabio. Se la fase di sperimentazione di questo collegamento fornirà buoni risultati, questo concetto potrà essere implementato anche sull’asse est-ovest e saranno potenziate le infrastrutture necessarie, come il terminale trimodale Gateway Basel Nord.
Nello stesso tempo, il Ceo Alexander Muhm sta lavorando con una squadra di 45 persone al progetto battezzato G-enesis, che ha l'obiettivo di concentrare, modernizzare, automatizzare, ottimizzare, standardizzare e digitalizzare le operazioni. Il piano prevede una riduzione drastica della rete del traffico merci a carri isolati e un aumento delle tariffe. Inoltre, saranno cancellati i servizi considerati non redditizi legati ai treni in transito di DB Cargo.
Mentre programma la riduzione del personale, la compagnia svizzera sta accelerando sull’automazione delle attività di manovra, in particolare sull'esercizio con un solo operatore, che prevede l'impiego dell'accoppiamento automatico, della prova automatica dei freni e del sistema di avviso di collisione sulla locomotiva. Sull’accoppiamento automatico digitale Dak, Ffs Cargo ha un ruolo pionieristico a livello europeo.
L'impatto di queste misure sul mercato potrà essere rilevante. Si stima che la riduzione del trasporto a carri completi possa portare il 15% dei volumi sulla strada. Inoltre dovrebbero essere dismessi almeno otto terminal, tra cui due nel Ticino (Cadenazzo e Lugano), lasciando il trasbordo strada-rotaia agli impianti privati. Una decisione che ha destato la preoccupazione dell’associazione degli autotrasportatori Astag. La sigla ritiene negativo anche l’aumento delle tariffe di trasporto ferroviario, che dovrebbe attestarsi tra il 15% e il 20%.