Quando affonda una nave car carrier carica di autoveicoli di valore elevato è facile prevedere che l'incidente causerà uno strascico giudiziario per il risarcimento. E quando il valore del carico ammonta a circa 438 milioni di dollari l’approdo in Tribunale è certo. È quanto sta avvenendo con il naufragio della car carrier Felicity Ace, che a febbraio 2022 prese fuoco mentre navigava al largo delle Azzorre e poi affondò il primo marzo successivo, portando con sé 3.965 automobili nuove, soprattutto del Gruppo Volkswagen. Tra queste c’erano 1.100 Porsche, 186 Bentley e numerose Audi e Lamborghini. La nave batteva bandiera panamense ed era gestita dalla compagnia giapponese Mitsui Osk Lines.
Il 2 luglio 2025 è iniziato al Tribunale Civile tedesco del Landgericht Braunschweig il principale processo legato a questa vicenda, che ha come protagonista la compagnia proprietaria della nave, l’armatore e diverse compagnie specializzate in assicurazioni marittime. Questi soggetti hanno citato due società del Gruppo Volkswagen chiedendo loro un risarcimento di alcune centinaia di milioni di euro. Secondo i ricorrenti, l’incendio sarebbe scaturito da una batteria agli ioni di litio di un Porsche Taycan, che si sarebbe accesa a causa di un difetto tecnico. Il Gruppo Volkswagen è accusato non tanto dell’evento in sé, quantoe di non avere adeguatamente informato l’armatore sui rischi specifici delle batterie installate sui modelli Porsche Taycan.
La difesa respinge in modo categorico queste accuse, affermando che l’armatore sarebbe stato sufficientemente informato sui rischi e che comunque le cause dell’incendio sono da ricercare altrove. Inoltre, i legali della Casa automobilistica sostengono che il naufragio avrebbe potuto essere evitato con azioni più prudenti e che il sistema di spegnimento a schiuma presente a bordo avrebbe potuto contenere l'incendio, se attivato correttamente.
Al centro del dibattimento ci sarà il cosiddetto "Wissensvorsprung", che si può tradurre come “vantaggio conoscitivo”. In concreto, il Tribunale dovrà determinare se Volkswagen possedesse informazioni tecniche superiori sui rischi delle batterie agli ioni di litio e che avrebbe dovuto comunicare preventivamente all'armatore. Un altro aspetto controverso riguarda l'adeguatezza dei sistemi antincendio installati sulla Felicity Ace. I ricorrenti argomentano che i sistemi di spegnimento a schiuma non erano progettati per gestire incendi di batterie agli ioni di litio, che richiedono protocolli di estinzione specifici. La difesa sostiene invece che il sistema, se attivato tempestivamente, avrebbe potuto prevenire la propagazione dell'incendio.
Quindi, il processo si basa sia sulla causa dell’incendio, sia sulla possibilità di estinguerlo. Ma il problema è che la Felicity Ace giace a oltre tremila metri di profondità, quindi è impossibile il suo recupero. La ricostruzione dei fatti si basa principalmente su testimonianze dell'equipaggio e analisi tecniche indirette, rendendo complessa la determinazione della responsabilità. La questione è così complessa che il giudice che presiede il processo, Ingo Michael Groß, la ha sintetizzata con l’espressione se viene prima l’uovo o la gallina.
In qualsiasi modo andrà a finire, questo processo sarà un importante precedente per future cause sul trasporto di veicoli elettrici, e non solo in Germania. Perché quello della Felicity Ace non è una caso isolato: l’associazione delle imprese assicuratrici tedesche Gesamtverband der Deutschen Versicherungswirtschaft stima che includendo la Felicity Ace e altri incidenti simili, dal 2022 sono stati distrutti oltre 10mila veicoli nuovi nella fase di trasporto, con danni superiori al miliardo di euro. Nel caso del Braunschweig, l’esito sarà importante per stabilire le corresponsabilità del produttore di veicoli elettrici negli incendi sulle navi.