Da quando la Commissione Europea ha annunciato la riforma della Direttiva europea sui pesi e le dimensioni dei veicoli industriali è iniziato un aspro confronto tra alcune associazioni degli autotrasportatori e quelle delle compagnie ferroviarie sulla possibilità di far viaggiare i cosiddetti Ems – ossia veicoli con dimensioni e pesi superiori a quelli consentiti per la normale circolazione stradale – sull’intero territorio comunitario, mentre oggi lo fanno solo con specifiche autorizzazioni nazionali. Questo confronto si riverbera anche in Italia. A metà ottobre, nel giro di poche ore sono emerse due posizioni contrastanti: quella dell’Anita (ne parliamo in questo articolo) a favore e quella di Fercargo contraria.
In una nota, l’associazione delle compagnie ferroviarie private afferma che il negoziato europeo sulla riforma della Direttiva rischia di avere conseguenze gravissime per il nostro Paese. Il testo spiega che “l’Italia dispone di un’infrastruttura stradale fragile, con ponti, gallerie e viadotti che non possono sostenere l’aggravio di mezzi sempre più pesanti e lunghi”.
Inoltre, “l’introduzione generalizzata dei mezzi modulari da 44 tonnellate e 26 metri di lunghezza vanificherebbe gli investimenti miliardari del Pnrr destinati alla ferrovia, rendendo irraggiungibili gli obiettivi europei di crescita del trasporto ferroviario merci al 2030 e al 2050”. L’associazione conclude sostenendo che questa non è una battaglia corporativa, ma è una difesa “dell’interesse nazionale, della sicurezza dei cittadini e di un equilibrio dei trasporti coerente con le politiche ambientali e industriali dell'Unione”. Quindi, Fercargo chiede al Governo “di riconsiderare con urgenza la posizione italiana e di aprire un confronto vero con il settore”.






























































