Nel luglio 2025 la Commissione europea ha aperto una consultazione pubblica per affrontare una delle criticità più gravi dell’autotrasporto: i ritardi nei pagamenti. L’iniziativa rientra nel processo di revisione delle regole europee in materia, con l’obiettivo di raccogliere opinioni, dati ed esperienze delle imprese, in particolare le piccole e medie, per costruire una risposta legislativa più incisiva. Nell’Unione europea ogni anno circolano tra i 18 e i 40 miliardi di fatture – più di 500 ogni secondo – e circa la metà viene saldata oltre i termini previsti. L’impatto sull’autotrasporto è particolarmente pesante. La scarsa puntualità nei pagamenti erode la liquidità, blocca gli investimenti e può mettere in discussione la stessa sopravvivenza di molte imprese, soprattutto in un comparto caratterizzato da margini già esigui.
La consultazione s’inserisce in un percorso già avviato: nel settembre 2023 la Commissione ha proposto un Regolamento che supererebbe l’attuale Direttiva del 2011, introducendo un tetto massimo di trenta giorni per i pagamenti tra imprese, unificazioni sanzionatorie e l’eliminazione delle ambiguità normative oggi esistenti. La proposta è stata approvata dal Parlamento europeo nell’aprile 2024 con larga maggioranza (459 voti favorevoli), ma è ancora ferma al Consiglio dell’Unione, dove alcuni Stati membri chiedono un ritorno al formato Direttiva, con margini di adattamento nazionali.
In parallelo, Bruxelles ha lanciato uno Sme Panel (Gruppo Pmi) per raccogliere il punto di vista delle piccole e medie imprese sulla riforma. Il questionario, accessibile fino al 25 settembre 2025, punta a rilevare l’effetto reale dei ritardi nei pagamenti e a raccogliere suggerimenti sulle modalità di gestione delle controversie, le prassi inique più diffuse e le condizioni contrattuali più critiche. Si può partecipare al seguente link: https://ec.europa.eu/eusurvey/runner/SME-Panel-late-payment-2025-GROW-A2
Un esempio che attira l’attenzione della Commissione è quello spagnolo. Dal 2021 la Spagna ha introdotto una normativa stringente che prevede multe fino a 30mila euro per i committenti che pagano in ritardo i servizi di trasporto stradale. La norma ha avuto effetti concreti: secondo i dati dell’Osservatorio Permanente sui Ritardi di Pagamento, il termine medio di pagamento si è ridotto del 30%, passando da oltre 85 a 60 giorni in meno di quattro anni. Determinante è stata anche l’introduzione di una “lista nera” dei debitori recidivi. Solo nella seconda metà del 2024, trecento aziende sono state multate per un valore superiore ai 720mila euro. Oggi il 77% dei pagamenti avviene entro i novanta giorni, un dato che pochi altri paesi europei possono vantare nel settore trasporti.
I dati europei parlano chiaro: il trasporto stradale è tra i comparti peggiori per puntualità nei pagamenti, con una media di 58 giorni, secondo solo al settore energetico (62 giorni). In Portogallo e Grecia, appena il 15% e l’11% dei pagamenti sono effettuati entro i termini previsti, segno di un problema strutturale. L’alta incidenza di pratiche scorrette e il crescente rischio finanziario rendono il settore un sorvegliato speciale per Bruxelles. Ritardi nei flussi di cassa possono infatti generare effetti a catena, dal mancato pagamento degli stipendi alla sospensione di servizi essenziali come il carburante, la manutenzione e i pedaggi.
In Italia, il Decreto Infrastrutture approvato nel 2025 (DL 73/2025) ha introdotto un'importante novità. Modificando il Decreto 112/2008, il legislatore ha stabilito che il mancato pagamento al vettore può configurare un abuso di dipendenza economica, con sanzioni fino al 10% del fatturato del committente. Nel dettaglio, quando un’impresa – in posizione dominante nella filiera – ritarda sistematicamente i pagamenti, può essere soggetta a un’istruttoria da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Una misura che punta a riequilibrare i rapporti contrattuali e a tutelare le imprese più fragili della catena logistica.
































































