Il mercato mondiale del trasporto aereo merci ha proseguito la sua espansione per il settimo mese consecutivo, ma i segnali di rallentamento sono ormai evidenti. Secondo i dati pubblicati da Iata relativi a settembre 2025, la domanda globale, misurata in tonnellate-chilometro trasportate, è aumentata del 2,9% rispetto a settembre 2024, una crescita positiva ma inferiore di 1,1 punti percentuali rispetto al ritmo di agosto. La componente internazionale, che rappresenta oltre l’87% del totale, ha registrato un aumento del 3,2%.
La domanda destagionalizzata mostra tuttavia un calo dello 0,6% rispetto al mese precedente, confermando che la fase di espansione sta perdendo intensità. L’offerta di capacità, misurata in tonnellate-chilometro disponibili, è aumentata del 3% su base annua, quasi in linea con la domanda, mantenendo stabile il coefficiente di carico al 45,7%, senza variazioni rispetto a un anno prima.
Sul fronte economico, i noli hanno continuato a ridursi su base annua, ma segnano un quinto incremento mensile consecutivo. Le tariffe di trasporto a settembre risultano inferiori del 5,5% rispetto allo stesso mese del 2024, ma crescono dell’1,3% rispetto ad agosto, sostenute da una combinazione di domanda ancora solida e offerta più bilanciata.
Il costo del carburante ha invece invertito la tendenza al ribasso. Il prezzo medio del jet fuel è salito del 5,4% rispetto a un anno prima, registrando la prima crescita annuale in quattordici mesi. In controtendenza, il greggio Brent è sceso dell’8,5% su base annuale, portando il differenziale tra greggio e carburante raffinato, il cosiddetto crack spread, a raddoppiare: da 11 dollari (10,2 euro) nel settembre 2024 a 22,7 dollari (21,1 euro) nel 2025.
La composizione della capacità ha mostrato un chiaro riequilibrio a favore delle stive passeggeri. La disponibilità di spazio nei voli commerciali è aumentata del 6,9% rispetto all’anno precedente, rappresentando ora il 55,5% del trasporto merci internazionale, con un aumento di 1,3 punti percentuali sul 2024. Al contrario, la capacità offerta dagli aerei cargo dedicati è diminuita dell’1,4%, in particolare sulle rotte transpacifiche, dove gli aeromobili tuttomerci coprono oltre l’80% della capacità totale.
L’analisi regionale mostra un quadro eterogeneo. I vettori africani confermano la crescita più forte con un +14,7% su base annua, grazie ai flussi in aumento con l’Asia. Segue l’area Asia-Pacifico con un +6,8%, che pur restando robusto rappresenta una decelerazione rispetto al +10,4% di agosto; da inizio anno la crescita regionale è dell’8,8%. In Europa, la domanda è aumentata del 2,5%, in lieve rallentamento. Il Medio Oriente registra un modesto +0,6%, mentre il Nord America segna un calo dell’1,2%, e l’America Latina e i Caraibi chiudono con un -2,2%, la prima contrazione dal febbraio 2023.
Iata segnala forti differenze anche a livello di rotte internazionali. Il collegamento Europa-Asia è il più dinamico, con una crescita del 12,4% su base annua, seguito dalle rotte intra-asiatiche (+10%) e da quella Africa-Asia (+9,6%). La rotta Medio Oriente-Asia cresce del 4,6%, mentre il traffico Europa-Nord America avanza del 2,6%. All’opposto, l’asse Asia-Nord America continua a ridursi (-3,5%), penalizzato da dazi e condizioni commerciali più restrittive, e la rotta Europa-Medio Oriente registra il calo più marcato (-4,6%), influenzata dalle tensioni geopolitiche e dalle limitazioni dello spazio aereo.
Considerando il periodo gennaio-settembre 2025, solo tre rotte principali presentano risultati cumulativi positivi: Europa-Asia (+10,2%), Europa-Nord America (+7,6%) e Medio Oriente-Asia (+4,1%). Tutte le altre mostrano contrazioni, tra cui Asia-Nord America (-1%) e Africa-Asia (-7,6%), segno che la ripresa del cargo aereo resta disomogenea e fortemente dipendente dalle condizioni regionali e dai costi energetici.
Il rapporto della Iata mostra che questo rallentamento è frutto di cause concomitanti, che riguardano sia la situazione geopolitica ed economica globale, sia aspetti specifici del mercato. Tra le prime cause citate figurano le tensioni geopolitiche e le restrizioni operative che hanno colpito in particolare la rotta Europa-Medio Oriente. I conflitti regionali e la chiusura o limitazione di alcuni spazi aerei hanno comportato deviazioni e allungamenti dei tempi di percorrenza, con conseguenti aumenti dei costi operativi e minore prevedibilità nella programmazione dei voli. Secondo il rapporto, anche il rallentamento generale dell’attività nell’area mediorientale è legato alla presenza di diversi avvisi Ease ancora attivi, che continuano a condizionare i flussi commerciali e la pianificazione logistica.
Un altro elemento rilevante è rappresentato dalle frizioni commerciali tra Asia e Nord America, che hanno inciso sulla rotta trans-pacifica. Le politiche tariffarie più rigide e un atteggiamento commerciale considerato meno cooperativo hanno ridotto i volumi di scambio e portato alcune compagnie a tagliare la capacità dedicata agli aerei tuttomerci. L’incertezza legata ai dazi e alle tensioni tra le principali economie mondiali ha determinato un rallentamento sensibile nella domanda di trasporto aereo su questa direttrice.
Il quadro macroeconomico contribuisce ulteriormente a spiegare la contrazione del mercato. Il rapporto mette in relazione la domanda di trasporto aereo con l’andamento della produzione industriale e del commercio di beni, rilevando come, nonostante un lieve incremento della produzione manifatturiera globale, i nuovi ordini di esportazione rimangano al di sotto della soglia neutra di 50 nel Purchasing Managers Index. Tale indicatore riflette un persistente atteggiamento prudente da parte delle imprese, che si traduce in una riduzione delle spedizioni internazionali e di conseguenza nella domanda di capacità cargo.
Anche i costi del carburante rappresentano una componente critica. L’aumento del prezzo del jet fuel, dovuto a un mercato del diesel particolarmente teso nonostante la flessione delle quotazioni del greggio, ha inciso sui margini operativi delle compagnie aeree, riducendo la redditività del trasporto merci e spingendo alcuni operatori a razionalizzare la flotta o rivedere le frequenze di volo. Infine, il rapporto segnala un fattore specifico che ha colpito il mercato statunitense: la sospensione, da parte di numerosi servizi postali internazionali, delle spedizioni di piccoli pacchi verso gli Stati Uniti dopo la revoca dell’eccezione de minimis. Questa misura ha avuto un impatto diretto sui flussi di commercio elettronico internazionale, segmento che negli ultimi anni aveva sostenuto la crescita del traffico aereo cargo.






























































