L’11 dicembre 2025 la Commissione Europea ha trasmesso all’Italia il parere motivato relativo alla procedura di infrazione Infr(2020)2318, secondo stadio formale previsto dal diritto dell’Unione. La decisione arriva dopo la valutazione degli interventi compiuti negli ultimi mesi sull’applicazione della Direttiva UE 2019/520, che disciplina il servizio europeo di telepedaggio e l’interoperabilità dei contratti di pagamento sulle infrastrutture a pedaggio dell’Unione. Secondo la Direttiva, richiamata dalle comunicazioni ufficiali della Commissione, gli utenti devono poter circolare attraverso i diversi sistemi nazionali con un solo contratto e un unico dispositivo di bordo.
La procedura avviata nel 2020 riguardava inizialmente l’Italia nel suo insieme, ma l’evoluzione del mercato nazionale del telepedaggio ha progressivamente ristretto il campo di attenzione. Con l’ingresso di nuovi operatori oltre a Telepass e con l’adeguamento della rete autostradale peninsulare, Bruxelles aveva riconosciuto un avanzamento sostanziale. Restavano invece irrisolte, come rilevato nella lettera complementare di costituzione in mora del 7 maggio 2025, le carenze tecniche presenti nelle tratte siciliane a pedaggio gestite dal Consorzio per le Autostrade Siciliane. In questa fase la Commissione aveva già individuato la Sicilia come l’unica area in cui l’interoperabilità non risultava ancora garantita.
Il parere motivato conferma che le infrastrutture locali non consentono ai fornitori di servizi Eets di operare nelle tratte siciliane. Secondo la ricostruzione contenuta nelle comunicazioni europee, mancano gli aggiornamenti tecnologici necessari affinché i sistemi di rilevazione e pagamento dialoghino con i dispositivi utilizzati dagli operatori attivi nel resto d’Italia e d’Europa. La conseguenza è che automobilisti e trasportatori che raggiungono l’isola non possono utilizzare il proprio apparato Eets e devono ricorrere a contratti separati o ai pagamenti manuali. Per i flussi di trasporto merci e per gli operatori della logistica questa discontinuità incide sulla pianificazione dei percorsi e sui costi operativi, poiché interrompe l’unicità del sistema che la direttiva intende garantire.
Nel parere la Commissione rileva che, nonostante i mesi trascorsi dalla lettera di maggio, non sono stati completati gli interventi necessari per assicurare la piena interoperabilità. L’Italia ha ora due mesi di tempo per presentare una risposta che dimostri l’avvenuto adeguamento delle tratte siciliane oppure una tabella di marcia vincolante che confermi la rapida conclusione dei lavori. In assenza di un riscontro soddisfacente la Commissione potrà deferire la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, con il possibile avvio della fase contenziosa. In caso di condanna, come ricordato dalla stessa Commissione nei documenti di procedura, lo Stato membro può essere soggetto al pagamento di una somma forfettaria e di una penalità giornaliera fino alla piena attuazione degli obblighi.

































































