Il sorpassometro rappresenta una delle innovazioni più importanti degli ultimi anni in materia di sicurezza stradale in Italia. A differenza degli autovelox, non misura la velocità dei veicoli ma si concentra esclusivamente sulle manovre di sorpasso vietate, una delle principali cause d’incidenti frontali sulle strade extraurbane. L’ultima versione del dispositivo, denominata SV3, è stata approvata dal ministero dei Trasporti con Decreto dirigenziale numero 603 dell’11 dicembre 2024 ed è entrata in funzione per la prima volta il 4 agosto 2025 ad Acquappesa, lungo la Statale 18, in provincia di Cosenza. Le sanzioni rilevate dal sistema possono arrivare fino a 1.308 euro nei casi più gravi, con la decurtazione di dieci punti dalla patente e la sua sospensione.
Il cosiddetto sorpassometro non è una novità, perché questo apparato affonda le radici nel 2008, con un primo Decreto dirigenziale che ne approvava la versione iniziale. Nel tempo sono seguiti aggiornamenti sempre più sofisticati, fino al modello SV2 del 2011 e ai perfezionamenti introdotti nel 2023. La svolta decisiva è arrivata con il Decreto del dicembre 2024 che ha autorizzato l’uso del sistema anche su strade con limite di velocità fino a 90 chilometri orari, ampliandone l’applicazione oltre le principali arterie a scorrimento veloce. Il dispositivo trova la sua legittimazione nell’articolo 148 del Codice della Strada, che disciplina i divieti di sorpasso e le condizioni necessarie per l’esecuzione corretta della manovra. Le infrazioni spaziano dal superamento in curva o su dosso al sorpasso a destra non consentito, fino ai casi più gravi legati ai veicoli industriali.
Il funzionamento tecnico del sistema SV3 si basa su una combinazione di sensori elettromagnetici inseriti nell’asfalto e telecamere ad alta definizione collocate in posizione sopraelevata. I sensori rilevano l’invasione della corsia opposta, mentre le telecamere registrano un filmato di quindici secondi che documenta l’infrazione, includendo cinque secondi precedenti e dieci successivi. Le immagini e i dati raccolti vengono trasmessi in tempo reale al comando della Polizia Locale competente, dove operatori qualificati verificano manualmente il materiale prima di convalidare il verbale. Il sistema unisce quindi automazione e controllo umano, assicurando un livello probatorio elevato e riducendo al minimo i margini di contestazione.
Il quadro delle sanzioni collegate al sorpassometro è particolarmente articolato e differenzia le violazioni in base alla gravità. Quelle più lievi, come il sorpasso a destra non consentito, comportano multe comprese tra 83 e 332 euro e la decurtazione di tre-cinque punti dalla patente. I sorpassi in condizioni particolarmente pericolose, come in curva o in prossimità di un dosso, sono puniti con sanzioni da 167 a 665 euro, dieci punti in meno sulla patente e la sospensione della stessa da uno a tre mesi. Nei casi più gravi, che riguardano veicoli superiori a tre tonnellate e mezzo in presenza di specifico divieto, la sanzione può raggiungere i 1.308 euro con sospensione della patente da due a sei mesi. Sono inoltre previste aggravanti: nelle ore notturne la multa aumenta di un terzo, mentre per i neopatentati la sospensione può arrivare a sei mesi. I comportamenti assimilabili alla guida contromano sono considerati le infrazioni più gravi e vengono trattati con la massima severità.
L’installazione del sorpassometro non avviene in maniera discrezionale. È necessaria un’autorizzazione prefettizia rilasciata solo per tratti con elevata incidentalità documentata. Il caso di Acquappesa è emblematico: l’amministrazione comunale ha scelto di attendere la pubblicazione dell’ultimo Decreto ministeriale prima di attivare il sistema, garantendo così la piena legittimità giuridica dell’impianto ed evitando possibili ricorsi. La gestione operativa è affidata alla Polizia Locale, che riceve i dati e verifica le infrazioni. Le Prefetture vigilano sul rispetto delle autorizzazioni, mentre il ministero dei Trasporti conserva la competenza tecnica e l’approvazione dei modelli.
Uno dei nodi più delicati resta quello dell’omologazione. La normativa distingue tra approvazione ministeriale e omologazione tecnica, ma la giurisprudenza della Corte di Cassazione ha più volte sottolineato la necessità di quest’ultima. Questa interpretazione potrebbe aprire spazi di ricorso, anche se il Decreto del 2024 ha rafforzato i controlli di qualità e la tracciabilità dei dispositivi, introducendo requisiti più stringenti che mirano a consolidarne la legittimità. Resta comunque centrale l’obbligo di segnalare adeguatamente la presenza del sorpassometro, pena l’annullamento delle sanzioni.
Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha individuato circa 150 tratti stradali critici che potrebbero beneficiare dell’installazione dei dispositivi. La distribuzione attuale mostra una maggiore concentrazione al nord, con presenze rilevanti in Piemonte e Lombardia, ma anche arterie strategiche come l’Aurelia o la Jonica in Calabria sono state individuate come prioritarie. In Sardegna, sulla statale 131 e sulla 195, l’adozione del sorpassometro risponde alle esigenze di controllo durante i periodi di maggiore traffico turistico.


































































