Il 16 gennaio 2025 il Governo israeliano e Hamas hanno firmato un accordo per la tregua sul fronte di Gaza (che è sostanzialmente lo stesso testo approntato a maggio 2023), che dovrebbe iniziare domenica 19 gennaio. Tra le conseguenze dell’intesa c’è anche la sospensione degli attacchi degli Houthi alle navi cargo provenienti o dirette al Canale di Suez, che nel 2024 ha costretto la maggior parte delle portacontainer alla circumnavigazione dell’Africa, aumentando tempi e costi del viaggio.
Il leader yemenita Houthi Abdulmalik Al-Houthi ha infatti dichiarato che gli Houthi rispetteranno la tregua, ma con una posizione ambigua. In un discorso del 16 gennaio, egli ha infatti dichiarato che gli Houthi seguiranno le fasi di attivazione dell’accordo su Gaza e nel caso di “qualsiasi violazione, massacro o assedio israeliano, saremo immediatamente pronti a fornire supporto militare ai palestinesi". Non ha fatto ulteriori chiarimenti, ma è probabile che con il supporto ai palestinesi intenda anche la ripesa degli attacchi nel Mar Rosso.
Sul fronte israeliano, Times of Israel cita due media (Channel 12 e il portale Walla) secondo cui il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich avrebbe chiesto al primo ministro Benjamin Netanyahu la ripresa del conflitto a Gaza alla fine della prima fase della tregua, ossia quelle di 42 giorni che prevede uno scambio parziale di prigionieri, il ritiro graduale delle truppe israeliane e aiuti umanitari. Inoltre, il partito di estrema destra Smotrich ha dichiarato che lascerà Governo in caso di approvazione dell’accordo durante il voto in Parlamento.
Insomma, la situazione resta precaria e la tregua potrebbe interrompersi in ogni momento. Questa situazione lascia molti analisti prudenti sulla riapertura delle rotta di Suez, almeno nel breve periodo. Per esempio, il Ceo di Frontline Management, Lars Barstad, ha espresso su X preoccupazione per la sicurezza dei marittimi, affermando che sarebbe "un po' ingenuo" aspettarsi un ritorno immediato al transito attraverso il Mar Rosso a causa del rischio concreto di attacchi”, mentre il Ceo di Vespucci Maritime, Lars Jensen, ha sottolineato su Linkedin che le compagnie di navigazione vorranno avere la certezza che la situazione non peggiori improvvisamente prima di riprendere la navigazione nel Mar Rosso.
Ma quale è l’atteggiamento delle principali compagnie marittime? A poche ore dalla firma dell’accordo resta prudente e nessuna ha esplicitamente annunciato di riprendere la rotta di Suez. Un portavoce di Hapag-Lloyd ha dichiarato alla Reuters che la compagnia analizzerà con attenzione gli ultimi sviluppi e l’impatto sulla sicurezza nel Mar Rosso, mentre Maersk ha dichiarato che è ancora troppo presto per fare ipotesi sui tempi. Le programmazioni delle rotte annunciate alla fine del 2024 prevedono entrambi gli scenari e bisogna attendere ancora qualche settimana, Jensen prevede la metà di febbraio, per vedere se eventualmente le prime portacontainer affronteranno il Mar Rosso.
Un segnale importante verrà anche dall’atteggiamento delle compagnie d’assicurazione sul premio assicurativo di guerra (Awrp), che attualmente si aggira a 150mila dollari per una nave di media dimensione e il Joint War Commitee dei Lloyd’s considera la regione come area ad alto rischio. Ma anche quando le compagnie di navigazione decideranno di tornare nel Mar Rosso, tra preparazione e normalizzazione passerebbero diverse settimane.