La giornata di mobilitazione convocata in Francia per giovedì 18 settembre 2025 si annuncia come la più estesa dall’ondata di proteste del 2023 contro la riforma delle pensioni. Secondo le stime diffuse dalla stampa francese, la partecipazione varierà fra 400mila e 900mila persone, con un impatto diretto sui trasporti stradali, ferroviari e portuali, oltre che sui nodi logistici strategici. La protesta è sostenuta da tutte le otto confederazioni sindacali nazionali, unite nella contestazione al progetto di bilancio 2026 giudicato troppo restrittivo. Le rivendicazioni riguardano aumenti salariali, la difesa dei servizi pubblici e il contrasto all’innalzamento dei costi sociali, elementi che accomunano i diversi comparti dei trasporti.
Nel settore dell’autotrasporto i tre principali sindacati hanno invitato camionisti, magazzinieri e operatori logistici a uno sciopero nazionale. Le sigle criticano il blocco salariale, la mancata rivalutazione della griglia retributiva e la riduzione dei giorni festivi. Sono previsti blocchi stradali e “opérations escargots” (camion lumaca) nei pressi dei caselli autostradali, in particolare lungo le arterie A1, A3, A6 e la cintura parigina. Le stime parlano di tempi di percorrenza raddoppiati sui corridoi Nord–Sud e di rischi di interruzione nell’accesso al Marché de Rungis, snodo fondamentale per l’approvvigionamento alimentare dell’Île-de-France. I carichi deperibili e le consegne just-in-time potranno subire ritardi tra 12 e 24 ore, con possibili congestioni nei terminal interportuali e nei centri di smistamento dell’e-commerce.
Il trasporto ferroviario dovrebbe avere un’adesione elevata. Cgt-Cheminots, Unsa Ferroviaire, Sud-Rail e Cfdt-Cheminots, che rappresentano circa il 70% del personale di Sncf, hanno depositato un preavviso unitario. Le previsioni indicano il 90% delle corse Tgv garantite, ma con cancellazioni puntuali soprattutto sulle linee est-ovest. Per gli Intercités è attivo un treno su due, mentre il servizio Ter scenderà a tre su cinque con punte più critiche in Bretagna e Nuova-Aquitania. Le linee Transilien e Rer subiranno riduzioni marcate, in particolare su D ed E. Per quanto riguarda il traffico merci, la partecipazione dei macchinisti e degli addetti agli scali potrà comportare rallentamenti sul corridoio Atlantico e sulla linea Lione–Marsiglia. Nei terminal intermodali di Valenton, Miramas e Woippy si prevedono accodamenti e ritardi, con ricadute sull’intera catena strada-rotaia.
Sul fronte marittimo la Fédération Nationale des Ports et Docks non ha formalizzato un nuovo sciopero generale dopo le oltre 300 ore di fermo registrate tra gennaio e marzo. Tuttavia, nei porti di Marsiglia-Fos e Le Havre persistono agitazioni locali legate alle richieste di riconoscimento del lavoro usurante. Il gruppo logistico Geodis ha già avvertito i clienti di “interruzioni puntuali” a ridosso del 18 settembre, suggerendo di anticipare l’imbarco dei container di export entro il 17 e di prevedere margini di sicurezza di 48 ore per gli arrivi. Un eventuale ritorno a blocchi coordinati dei terminal, come avvenuto in passato con presidi a Fos-sur-Mer, comporterebbe un accumulo di navi in rada e un sovraccarico dei magazzini retro-portuali, spingendo molti vettori a deviare verso Anversa e Rotterdam.
Gli effetti sulla catena logistica risultano amplificati dalla concomitanza degli scioperi nei diversi comparti. La riduzione delle alternative modali aumenta la dipendenza dal trasporto su gomma, proprio mentre quest’ultimo è esposto ai blocchi. I ritardi diffusi possono generare un effetto “bullwhip” nei magazzini, con ordini maggiorati e picchi di stoccaggio che rischiano di portare a carenze di pallet nei centri regionali. Particolare attenzione è rivolta ai corridoi Île-de-France e Auvergne-Rhône-Alpes, dove il rischio di penuria riguarda la grande distribuzione e il settore farmaceutico, già colpito dalla chiusura di numerosi impianti.
Le raccomandazioni operative diffuse da operatori e spedizionieri suggeriscono di evitare consegne nei giorni 18 e 19 settembre e di privilegiare partenze anticipate o posticipate. Viene inoltre consigliato di diversificare i corridoi attraverso valichi transalpini secondari o collegamenti navali verso Spagna e Italia, oltre a predisporre spazi di stoccaggio extra negli hub del Nord e dell’Est per compensare le criticità parigine.































































