Il 15 aprile 2025 Fedespedi ha diffuso il 24° Economic Outlook, che è il rapporto annuale sul trasporto internazionale relativo al 2024. La relazione esordisce con una visione generale sull’economia, secondo cui il Pil italiano è aumentato, a prezzi costanti, dello 0,7% rispetto all’anno precedente e l’inflazione è tornata sotto il 2%. Buone notizie giungono anche dalla bilancia commerciale, che nel 2024 è tornata positiva con 54,9 miliardi di euro (grazie anche al calo dei prezzi dei prodotti energetici). Però le esportazioni sono calate dello 0,4%, soprattutto per lo stato di crisi dei principali Paesi in cui vanno le merci italiane, tra cui spiccano la Germania (-4,2%) e la Cina (-17,4% di import dall’Italia). Il rapporto registra una forte flessione anche sui flussi verso Paesi vicini quali Svizzera (-8,0%) e Austria (-11,9%).
Il presidente di Fedespedi, Alessandro Pitto, spiega che “Stiamo assistendo a uno scenario economico in continua evoluzione a causa di diversi fattori geopolitici. Guardiamo con particolare attenzione alle trattative con gli Stati Uniti che sono diventati nel 2024 il secondo mercato per l’export italiano, con un valore di 64,7 miliardi di euro, superando la Francia (62,3 miliardi di euro) e posizionandosi subito dopo la Germania (70 miliardi di euro), ma urge anche avviare una riflessione strategica su nuovi flussi commerciali e su nuove alleanze guardando con interesse al mercato del Nord Africa e valutando strumenti come l’accordo Ceta con il Canada, che sta già generando benefici concreti. Inoltre, a livello di Paese, serve supportare la logistica e il commercio puntando a lavorare sull’efficienza del sistema infrastrutturale dei diversi comparti logistici e ad abbattere barriere sul piano burocratico”.
Per quanto riguarda il trasporto, il rapporto di Fedespedi mostra che nel 2024 la logistica globale ha vissuto un deciso rimbalzo, dopo anni d’incertezza e rallentamenti. In particolare, il traffico internazionale di container ha superato i 183 milioni di teu, il 6,2% in più rispetto all’anno precedente. Questo incremento è stato spinto soprattutto dall’aumento delle esportazioni dall’Estremo Oriente (+11,4%) e delle importazioni verso il Nord America (+12,1%), mentre gli scambi intra-europei hanno registrato un solido +7,9%. Anche l’Italia ha beneficiato di questa ripresa: nel 2024 i porti nazionali hanno movimentato circa 11,9 milioni di teu, con Genova che si conferma primo porto italiano gateway con 2,45 milioni di teu (+2,2%), seguita da La Spezia, in forte crescita con un aumento dell’8,7%.
La prestazione economica degli armatori ha riflesso positivamente questi dati di traffico: compagnie come Maersk, Cma Cgm e Oocl nel 2024 hanno nuovamente raggiunto margini a doppia cifra, rispettivamente del 21,9%, 24,2% e addirittura 33%. Questo risultato è stato agevolato dal calo del prezzo del carburante, con il Brent che è passato da 91 dollari al barile nell’aprile del 2024 a circa 69 dollari ad aprile 2025, permettendo così una significativa riduzione dei costi operativi sia per le flotte navali che per il trasporto terrestre.
Tuttavia, il rapporto evidenzia alcuni punti critici del trasporto marittimo dei container: solo il 53% delle navi ha rispettato i tempi di viaggio previsti nel 2024, un valore in calo rispetto al 62% dell’anno precedente, con ritardi medi saliti a 5,4 giorni. Inoltre, la minaccia di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti ha già provocato alcune cancellazioni di prenotazioni sulla tratta Asia-Usa, inducendo gli analisti a rivedere al ribasso (-1,1%) le previsioni per la crescita mondiale dei traffici marittimi nel 2025.
Nel trasporto stradale, nei primi cinque mesi del 2024 il traffico dei veicoli industriali sulla rete autostradale italiana è aumentato del 3,6%, segnalando una domanda interna ancora robusta. Però le infrastrutture alpine continuano a rappresentare un serio ostacolo per la fluidità dei trasporti internazionali. Nel 2024, gli attraversamenti dei camion ai principali valichi alpini sono scesi a 4,7 milioni di veicoli, una contrazione dell’1,2% causata principalmente dalla chiusura prolungata del traforo del Monte Bianco e dai lavori nella galleria del Gottardo. La conseguente congestione ha portato a uno sbilanciamento del trasporto merci a favore della strada, penalizzando ulteriormente le reti ferroviarie e generando crescenti difficoltà operative per gli operatori logistici italiani.
Il cargo aereo in Italia ha vissuto nel 2024 un anno brillante, con un aumento complessivo del 15%, che ha portato il traffico totale a 1,25 milioni di tonnellate. Milano Malpensa rimane il principale scalo, con 731.641 tonnellate di merci movimentate, registrando un aumento dell’8,9%, ma il protagonista assoluto è stato l’aeroporto di Roma Fiumicino, che con una crescita eccezionale del 43% ha raggiunto quota 271.580 tonnellate. Anche Bologna (+20,8%) e Venezia (+19,8%) hanno contribuito alla forte crescita nazionale. L’Italia ha raggiunto il quarto posto europeo per connettività aeroportuale complessiva, un risultato che certifica l’importanza crescente della Penisola nelle reti aeree europee. Tuttavia, nei primi due mesi del 2025 si registra una frenata generale del 3,5%, con cali sensibili soprattutto a Malpensa (-2,7%) e Fiumicino (-3%).
Sul fronte internazionale, le decisioni della seconda amministrazione Trump di reintrodurre dazi generalizzati (attualmente sospesi) rappresentano un elemento di forte preoccupazione per le esportazioni italiane. Fedespedi ha contestato la metodologia americana, che ipotizza dazi medi intorno al 20%, mentre in realtà, sui principali prodotti italiani esportati negli Stati Uniti, le tariffe medie effettivamente applicate si attestano intorno al 4-5%. Ciononostante, l’Italia rimane particolarmente esposta a queste misure, dato che nel 2024 gli Stati Uniti hanno rappresentato il secondo mercato per le esportazioni italiane, con un valore di 64,8 miliardi di euro, concentrato soprattutto nei settori dei macchinari, della farmaceutica, dell’alimentare e dell’automotive.
L’alto surplus commerciale italiano verso gli Usa, circa 44 miliardi di dollari, rende la produzione italiana un bersaglio ideale per le politiche protezionistiche statunitensi. Gli effetti potenziali dei dazi statunitensi potranno causare una contrazione dei volumi commerciali bilaterali, aumenti dei prezzi per i consumatori americani, soprattutto per prodotti alimentari e di lusso, e ulteriori pressioni sul mercato dei cambi. Durante la prima presidenza Trump, infatti, il dollaro si apprezzò significativamente, senza tuttavia contribuire a una riduzione del deficit commerciale statunitense.