Il 21 luglio 2025, Lineas ha evitato il collasso grazie a un prestito d’emergenza da 61 milioni di euro concesso dal Governo federale belga. L’intervento, affidato alla finanziaria pubblica Sfpim e convertibile in capitale, potrebbe trasformare l’azionista di Stato in socio di maggioranza. È l’ennesimo tentativo di salvataggio per una società che, nonostante la sua importanza per la logistica nazionale ed europea, fatica da anni a ritrovare un equilibrio economico.
Lineas è nata nel 2011 dallo scorporo del ramo merci della Sncb e ha conosciuto una parziale privatizzazione nel 2015, quando il fondo francese Argos Wityu ha rilevato il 54% delle quote. Il restante 46% è rimasto in mano pubblica. L’obiettivo era trasferire una quota crescente del trasporto merci dalla strada alla ferrovia, riducendo le emissioni di CO2 e la congestione sulle infrastrutture stradali. Sul piano operativo, l’azienda movimenta tra il 35% e il 50% delle merci su rotaia in Belgio, impiega oltre 1.500 persone e gestisce una flotta di 250 locomotive e 6.700 carri. Ma i numeri economici raccontano una storia diversa.
Dopo un’unica annata in utile nel 2018, Lineas ha accumulato perdite per quasi mezzo miliardo di euro. Il 2022 è stato l’anno peggiore, con un passivo di 229 milioni. Dal 2023, un piano di ristrutturazione ha aperto uno spiraglio. I conti sono migliorati, il rosso è stato dimezzato a 40 milioni e nel 2024 si è ridotto ulteriormente a 13,6 milioni. Il recupero è stato sostenuto da una razionalizzazione dei servizi, con la chiusura delle tratte meno redditizie, dalla rinegoziazione dei contratti con clienti importanti come quelli dell’acciaio, della chimica e dell’automotive, e da una ricapitalizzazione da 84 milioni, in parte versata in contanti e in parte tramite la conversione del debito in capitale.
Tuttavia, la crisi di liquidità non è stata superata. L’azienda era vicina al fallimento e il Governo ha deciso di intervenire nuovamente, questa volta con un prestito condizionato. Le Autorità ora chiedono che Lineas raggiunga il pareggio di bilancio entro il 2026, salvaguardi l’occupazione – in particolare i 1.300 lavoratori operativi – e attiri un terzo investitore privato disposto a versare almeno 100 milioni di euro. Il rischio, altrimenti, è che l’impresa si trasformi definitivamente in un carrozzone pubblico. Intanto, i rapporti con i sindacati restano tesi: pesa ancora il dualismo tra i contratti del personale ex Sncb e quelli assunti direttamente da Lineas, un’anomalia che continua a generare malcontento e minacce di sciopero.
Alla guida della nuova fase è stato chiamato Erik van Ockenburg, dirigente con esperienze internazionali in McKinsey, Sonaca e Adb Safegate, nominato amministratore delegato lo scorso maggio. Il suo mandato è completare la trasformazione industriale e rafforzare l’attrattività finanziaria della società. I suoi primi passi sono l’ampliamento della rete Green Xpress, che collega regolarmente 25 hub europei, con l’attivazione a luglio della nuova rotta Gand–Milano, e il potenziamento dei collegamenti tra Zeebrugge e Anversa in collaborazione con Psa, per un traffico stimato di 26mila container l’anno.
Nello stesso tempo, Lineas ha esteso fino al 2030 il contratto di leasing con Akiem per 39 locomotive, operando così sia su tratte elettrificate che diesel. Sono in corso anche investimenti in digitalizzazione per migliorare la puntualità dei convogli e aumentare la soddisfazione dei clienti, mentre sul fronte ambientale si punta a sostituire progressivamente i motori diesel con tecnologie ibride o completamente elettriche. La compagnia, inoltre, continua a esercitare pressione politica per ottenere il prolungamento degli sconti sull’accesso alle infrastrutture ferroviarie e per l’introduzione di meccanismi che rendano più competitivo il trasporto su rotaia rispetto alla gomma.
Gli scenari futuri restano aperti. La traiettoria di base prevede il ritorno all’equilibrio finanziario nel 2026 e un possibile utile nel 2027, purché l’economia industriale europea resti stabile e il sostegno pubblico non venga meno. In uno scenario più favorevole, l’ingresso entro l’anno di un partner logistico o portuale – magari una grande società terminalistica di Anversa – potrebbe accelerare la ripresa, portando già nel quarto trimestre del 2025 a un risultato operativo positivo. Ma il rischio di uno scenario negativo è tutt’altro che trascurabile. Una nuova recessione industriale, un’impennata dei costi fissi o un’escalation dei conflitti sindacali potrebbero far deragliare la ripresa, rendendo necessarie ulteriori iniezioni di denaro pubblico o portando addirittura alla nazionalizzazione completa dell’impresa.

































































