Sedici anni dopo la tragedia ferroviaria che sconvolse Viareggio nella notte del 29 giugno 2009, la giustizia ribadisce le sue posizioni: il 27 maggio 2025 la Corte d’Appello di Firenze ha confermato le condanne di primo grado per i dodici imputati, tra cui l’ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e Rete Ferroviaria Italiana, Mauro Moretti. L’incidente, causato dallo svio di un carro cisterna carico di Gpl, provocò una devastante esplosione e la morte di 32 persone, molte delle quali colte nel sonno nelle proprie abitazioni.
Questo era il terzo processo d’Appello, giunto dopo un lungo e tormentato percorso giudiziario segnato da verdetti ribaltati e rinvii. La Corte ha accolto le richieste avanzate nel marzo scorso dal pubblico ministero Salvatore Giannino – già titolare delle indagini condotte dalla Procura di Lucca – e dal procuratore generale Sergio Affronte. Per Mauro Moretti la pena rimane quella decisa nel precedente appello: cinque anni di reclusione, che rappresenta il riconoscimento di responsabilità dirigenziali in una catena di eventi drammatica. Le altre pene variano da due a sei anni, compresa quella per un altro e amministratore delegato di FS, Marco Elia (4 anni, 2 mesi e 20 giorni). Gli avvocati di tutti gli imputati hanno annunciato un ricorso in Cassazione contro questa sentenza.
Il processo di primo grado si concluse nel 2017 con 33 condanne, tra amministratori e dirigenti delle società coinvolte (italiane e straniere), per incendio, disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo. Le società coinvolte includevano Ferrovie dello Stato, Rfi, Gatx Rail, Cima Riparazioni e l’officina tedesca Jungenthal. Due anni dopo la Corte d’Appello le confermò, escludendo però in questa fase la responsabilità di Moretti.
Nel 2021 questo primo ciclo si concluse con la sentenza della Cassazione, che confermò la responsabilità penale di numerosi imputati per disastro ferroviario colposo, ma dichiarò prescritto il reato di omicidio colposo plurimo, avendo escluso l’aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. Alcuni profili di colpa furono annullati e rinviati per nuovo giudizio in appello, mentre i giudici confermarono il risarcimento per molte parti civili. Dopo il rinvio della Cassazione, la Corte d’Appello di Firenze fu chiamata a rideterminare le pene per dodici imputati, limitatamente all’entità della riduzione di pena per le attenuanti generiche. Si è giunti così al 27 maggio 2025, quando la Corte d’Appello di Firenze ha confermato tutte le condanne già inflitte nel precedente processo d’appello.
Le sentenze hanno individuato una catena di responsabilità che coinvolgeva la manutenzione carente dei carri cisterna (in particolare da parte dell’officina tedesca Jungenthal), la gestione e il controllo da parte delle società ferroviarie italiane e straniere coinvolte e la proprietà e la gestione dei carri da parte di società multinazionali (Gatx Rail e sue controllate). Durante le indagini e il processo, la causa scatenante dell’incidente fu individuata nel cedimento strutturale di un assile del primo carro cisterna del convoglio. Il treno, mentre attraversava la stazione di Viareggio, subì così lo svio di quel carro e di altri quattro.
Durante lo scivolamento sui binari, la cisterna colpì un elemento metallico dell’infrastruttura, probabilmente un picchetto di regolazione curva, che aprì uno squarcio lungo circa 35-40 centimetri nella parete del serbatoio. Il gas liquido fuoriuscito si accumulò al suolo e, innescato da una scintilla, esplose provocando un incendio di proporzioni tragiche. La zona residenziale adiacente ai binari fu investita dalle fiamme, e molte delle vittime furono sorprese nel sonno all’interno delle proprie abitazioni.
Le perizie condotte nell’ambito delle indagini rivelarono che la rottura dell’assile era stata causata da una corrosione profonda, non adeguatamente trattata durante le attività di manutenzione. In alcuni punti, la vernice era stata applicata direttamente sopra aree già ossidate, senza la preventiva rimozione della ruggine. Si trattava dunque di un intervento superficiale e non conforme alle procedure di sicurezza richieste per mezzi destinati al trasporto di sostanze pericolose.
Le officine incaricate della manutenzione e revisione dei carri, in particolare la Cima Riparazioni e la tedesca Jungenthal, non avevano eseguito controlli sufficienti e avevano rimesso in circolazione un carro già compromesso. Anche le società proprietarie dei carri, Gatx Rail Austria e Gatx Rail Germany, sono state ritenute responsabili per non aver vigilato adeguatamente sull’efficienza tecnica dei propri mezzi e sull’operato dei soggetti cui era affidata la manutenzione.
A livello nazionale, le responsabilità sono risalite fino ai dirigenti di Ferrovie dello Stato e di Rete Ferroviaria Italiana. Mauro Moretti, all’epoca amministratore delegato di entrambe le società, è stato condannato per non aver assicurato un sistema di controllo efficace e per aver omesso misure adeguate a garantire la sicurezza della circolazione e dell’infrastruttura. Particolare rilievo ha avuto anche la presenza del picchetto metallico che squarciò la cisterna: secondo le direttive interne, quell’elemento non era più necessario e avrebbe dovuto essere rimosso. La sua presenza lungo il binario ha avuto un ruolo determinante nell’aggravare le conseguenze dello svio.