Un’operazione di grande portata ha colpito il settore dei carburanti, che si è rivelato terreno fertile per le infiltrazioni della criminalità organizzata. Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, ha eseguito il 26 giugno 2025 la confisca di beni per un valore complessivo superiore ai 140 milioni di euro, riconducibili a cinque imprenditori reggini nell’ambito dell’operazione Andrea Doria. L’attività è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore facente funzione Giuseppe Lombardo, ed è stata resa esecutiva dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale reggino. Le misure sono state applicate sia sul territorio nazionale, sia in Germania.
Al centro dell’inchiesta c’è un sistema fraudolento nel settore del commercio e del trasporto di prodotti petroliferi. Le indagini, attualmente in fase dibattimentale, hanno svelato un complesso meccanismo basato su operazioni societarie fittizie, finalizzate all’evasione dell’Iva e delle accise attraverso l’uso illecito delle cosiddette dichiarazioni di intento, strumento che consente acquisti in regime di non imponibilità. I soggetti coinvolti avrebbero strutturato un’articolata filiera commerciale e logistica, gestendo l’intero percorso del prodotto petrolifero, dal deposito fiscale fino ai distributori stradali, attraverso una rete di imprese cartiere, depositi commerciali e intermediari locali.
Le indagini della Finanza indicano che gli imprenditori destinatari della confisca (che beneficiano della presunzione d’innocenza fino a giudizio definitivo) sarebbero stati collusi con la criminalità organizzata. Alcuni di loro risulterebbero affiliati a cosche della ’Ndrangheta radicate nella Piana di Gioia Tauro e nella Locride, con il compito di riciclare i proventi illeciti attraverso le proprie aziende operanti nel commercio e nel trasporto di carburanti.
La ricostruzione dei patrimoni avrebbe accertato la disponibilità di beni degli indagati del tutto sproporzionata rispetto alle capacità economiche dichiarate. In un primo momento, il Tribunale di Reggio Calabria dispose il sequestro di beni per circa 122 milioni di euro, comprendenti società, immobili, veicoli, orologi di lusso, denaro contante e risorse finanziarie sia in Italia che all’estero. In seguito a ulteriori approfondimenti, la misura patrimoniale è stata estesa ad altri beni per un valore aggiuntivo di circa 19 milioni di euro, tra cui immobili situati in Calabria, Lazio e Piemonte, e conti accesi in altri Paesi.
L’intero compendio aziendale confiscato comprende 28 imprese, di cui tre con sede in Germania, attive nei settori del commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi, della manutenzione e riparazione di container, della locazione immobiliare e dell’autotrasporto merci. A queste si aggiunge una ditta individuale agricola e le quote di una società immobiliare. Sono stati inoltre sottratti 79 immobili, distribuiti tra terreni e fabbricati nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Roma, Frosinone e Novara, insieme a 85 tra automezzi e autoveicoli, un motoveicolo, sette ulteriori veicoli registrati, otto fabbricati, di cui sei ubicati a Roma, quattro orologi di lusso, un milione di euro in contanti e numerose disponibilità finanziarie anche fuori dai confini nazionali.



























































