FedEx ha confermato a settembre 2025 che l’impatto dei dazi imposti dal presidente Donald Trump e della fine dell’esenzione doganale per le spedizioni a basso valore (de minimis) comporterà un costo di circa un miliardo di dollari (930 milioni di euro) sull’esercizio in corso. Secondo il direttore finanziario John Dietrich, circa 300 milioni di dollari del costo stimato derivano dalle nuove procedure di sdoganamento, mentre l’impatto diretto sui volumi in uscita dalla Cina si aggira attorno ai 700 milioni. La perdita del trattamento tariffario agevolato ha inciso sul trimestre per 150 milioni, una cifra inferiore alle previsioni iniziali. Per affrontare questa situazione, la multinazionale ha ridotto del 25% la capacità aerea dalla Cina verso gli Stati Uniti, ma ha compensato la contrazione spostando aerei cargo sulle rotte Asia-Europa, dove la domanda resta elevata e l’ambiente tariffario è più stabile.
I risultati restano comunque ancora positivi. Nel primo trimestre dell’anno fiscale, chiuso il 31 agosto, i ricavi sono aumentati del 3% a 22,2 miliardi di dollari (20,6 miliardi di euro), con un margine operativo rettificato di 1,3 miliardi (+7%) e utili per azione di 3,83 dollari, superiori alle stime di Wall Street. La società di Memphis ha previsto per l’intero esercizio una crescita dei ricavi tra il 4% e il 6%, con utili 2026 compresi fra 17,20 e 19 dollari per azione, leggermente sotto le stime medie degli analisti.
L’impatto delle politiche tariffarie si è sommato alla scadenza, nel settembre 2024, del contratto di trasporto aereo con il servizio postale statunitense, che ha determinato un effetto negativo di 130 milioni nel trimestre. FedEx ha comunque superato le attese di mercato, grazie anche a un forte contributo dal mercato domestico e al piano di riduzione dei costi. Sul fronte del trasporto aereo, la strategia Tricolor ha permesso di differenziare i flussi in tre reti (Purple, Orange e White), aumentando la densità dei carichi e riducendo i costi unitari. Grazie a questa riconfigurazione, i ricavi da spedizioni internazionali Priority ed Economy Freight sono cresciuti del 14% su base annua, con una crescita del 9% dei ricavi per libbra trasportata. Un contributo rilevante è arrivato dalla logistica sanitaria, che ha rappresentato circa metà dell’aumento dei volumi di esportazione dagli Stati Uniti.
Il segmento Freight ha registrato una flessione del 3% dei ricavi per la debolezza del settore industriale, ma resta in programma la scissione a giugno 2026. Intanto FedEx ha riacquistato azioni proprie per 500 milioni di dollari nel primo trimestre e prevede di proseguire con il riacquisto durante l’anno. Il programma Network 2.0, che unisce le reti Express e Ground, ha prodotto 200 milioni di dollari di risparmi nel trimestre e coinvolto finora 360 stazioni tra Stati Uniti e Canada. L’obiettivo dichiarato è ottenere due miliardi di dollari di risparmi annui una volta completata la riorganizzazione. Quasi tre milioni di pacchi al giorno passeranno attraverso strutture consolidate entro fine mese.
Gli analisti sottolineano come i rischi legati al nuovo quadro tariffario restino significativi, ma la definizione dell’impatto atteso, unita alla riduzione strutturale dei costi, ha migliorato la percezione degli investitori. Secondo le rilevazioni di Barclays, l’attività di volo del gruppo è diminuita del 20% su base annua, ma la flessibilità della rete e la riallocazione delle rotte hanno consentito di contenere gli effetti sui ricavi.

































































