La richiesta di dimissioni della Ceo di DB Cargo, Sigrid Nikutta, da parte del sindacato tedesco Eisenbahn- und Verkehrsgewerkschaft (Evg) conferma la crisi del trasporto ferroviario merci, o almeno di quello gestito da una compagnia statale. La posizione ufficiale pubblicata sul sito dell’Evg definisce la gestione di Nikutta come un “kopfloses Abwickeln”, ossia una “liquidazione senza direzione”, accusando la dirigente di concentrarsi sulla comunicazione esterna mentre l’azienda accumula perdite senza precedenti. La lettera, indirizzata alla presidente di Deutsche Bahn, Evelyn Palla, e al presidente del Consiglio di sorveglianza Werner Gatzer, costituisce un atto di sfiducia formale che esce dai canoni tradizionali del dialogo sindacale tedesco.
Secondo quanto riportano le testate Tagesschau e Handelsblatt, l’Evg – che rappresenta circa 185mila lavoratori del settore – ritiene che la gestione Nikutta abbia compromesso il ruolo strategico di DB Cargo all’interno del gruppo Deutsche Bahn. La durezza della posizione è particolarmente rilevante perché Martin Burkert, presidente di Evg, siede anche nel Consiglio di sorveglianza di Deutsche Bahn, creando un inedito cortocircuito tra rappresentanza dei lavoratori e governo aziendale.
I problemi finanziarii rafforzano la posizione del sindacato. Secondo il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, le perdite operative cumulate da DB Cargo dal 2020 ammontano a 3,1 miliardi di euro, un record negativo nella storia dell’azienda. Nel primo semestre 2025 il fatturato è sceso del 9%, a 2,5 miliardi di euro, mentre i volumi di trasporto sono calati del 10%. Le perdite operative di 96 milioni di euro, pur inferiori agli anni precedenti, non indicano una ripresa stabile. La quota di mercato in Germania è scesa al 40%, con il restante 60% in mano a operatori privati, secondo Manager Magazin.
Il contesto europeo contribuisce ad aggravare la crisi. Nel novembre 2024 la Commissione Europea ha approvato aiuti di stato per 1,9 miliardi di euro, imponendo la cessazione del contratto di trasferimento di utili e perdite con la casa madre Deutsche Bahn dal 1° gennaio 2025. DB Cargo deve così raggiungere la redditività entro la fine del 2026, pena la sua possibile disgregazione. La Commissione considera le coperture delle perdite dal 2022 al 2024 come aiuti autorizzati, ma vincolati all’attuazione di un piano di ristrutturazione stringente.
Le tensioni sindacali si concentrano sul destino del trasporto a vagone singolo, che rappresenta circa il 40% dei volumi ma genera la maggior parte delle perdite. Secondo i consulenti Oliver Wyman e Sci Verkehr, la riduzione di questo servizio potrebbe arrivare al 60–80%. Evg considera tale misura una minaccia al cuore del sistema logistico industriale tedesco, sottolineando che la sua eliminazione comporterebbe il trasferimento di circa 40mila viaggi di camion al giorno sulle strade. Il sindacato propone di ricondurre questa attività sotto DB InfraGO come servizio d’interesse pubblico, svincolato dall’obbligo di profitto.
Parallelamente, DB Cargo ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede la chiusura di dieci delle quindici stazioni esterne, la vendita di seimila carri merci a Gatx Rail Europe e una riduzione del personale dalle 19mila unità del 2023 alle circa 10.100 entro il 2030, pari a un taglio del 47%. Le ristrutturazioni si accompagnano a un programma di digitalizzazione e manutenzione centralizzata, ma il ritmo delle perdite e le tensioni industriali mettono a rischio la sua attuazione.
Sul piano istituzionale, il presidente del Consiglio di sorveglianza Werner Gatzer si trova ora sotto pressione. Figura di lunga esperienza nel ministero delle Finanze, Gatzer è chiamato a mediare tra il Governo federale, la Commissione Europea e le rappresentanze sindacali. Il ministro dei Trasporti, Patrick Schnieder, ha ribadito che le misure di risanamento devono “essere continuate e, se necessario, intensificate”, secondo quanto riportato da Handelsblatt, lasciando intendere che ulteriori riduzioni di personale o servizi potrebbero essere inevitabili.
La crisi di DB Cargo mette in evidenza la fragilità strutturale del modello ferroviario tedesco. Le fonti tedesche concordano sul fatto che la combinazione di sottocapitalizzazione, ritardi tecnologici – come l’introduzione del sistema di aggancio automatico digitale – e pressione competitiva dei nuovi operatori privati abbia eroso la capacità di Deutsche Bahn di mantenere un equilibrio tra servizio pubblico e sostenibilità economica.
Da parte sua, Egv si trova in una posizione difficile: da un lato contesta la gestione Nikutta e le perdite accumulate, dall’altro si oppone a tagli e ristrutturazioni che la Commissione considera indispensabili per il ritorno alla redditività. Insomma, questa vicenda mette in evidenza una crisi sistemica più ampia che coinvolge non solo i vertici aziendali, ma l’intero impianto strategico del trasporto ferroviario merci in Germania.
































































