A febbraio 2025 inizia una nuova guerra globale dei dazi, avviata dal presidente statunitense Donald Trump. Come aveva annunciato già prima di entrare per la seconda volta nella Casa Bianca, Trump ha deciso dazi del 25% per tutte le merci provenienti da Canada e Messico e ha aumentato del 10% quelli già in vigore per le merci cinesi, che entreranno in vigore il 4 febbraio 2025. Per quanto riguarda i due Paesi americani, il pretesto è che non stanno attuando politiche efficaci contro l’emigrazione e il traffico di droga per gli Usa.
Questo motivo potrebbe valere per il Messico, ma è evidentemente un pretesto per il Canada, da cui entrano negli Stati Uniti quantità irrisorie di migranti e di sostanze stupefacenti. Trump ha imposto un dazio del 10% anche per i prodotti energetici canadesi e questo valore inferiore è probabilmente dovuto alla grande quantità importate dal Canada. Comunque la maggior parte degli analisti concorda che i dazi nascono da una politica protezionista.
Nel 2023, gli Stati Uniti hanno importato merci dal Messico per 475,6 miliardi di dollari, superando per la prima volta in vent'anni le importazioni dalla Cina. Questo dato conferma il Messico come primo partner commerciale degli Stati Uniti, con una quota del 15,5% sul totale delle importazioni statunitensi nel periodo gennaio-novembre 2023. La crescita delle importazioni messicane deriva anche dall’applicazione dei dazi alla Cina, che ha spinto alcune produzioni all’avvicinamento (reshorting). Ciò è avvenuto grazie anche all’accordo commerciale Usmca, firmato nel 2018, durante la prima presidenza dello stesso Trump, e ratificato nel 2020.
Gli Stati Uniti importano dal Messico principalmente veicoli e componenti automobilistici, con l'80% delle esportazioni messicane dirette agli Usa. Altri prodotti sono macchinari e apparecchi elettrici, inclusi dispositivi medicali, petrolio greggio (sebbene gli Usa siano produttori, importano dal Messico circa 563mila barili giornalieri) e prodotti metallurgici e chimici. La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha dichiarato che attuerà misure tariffarie e non tariffarie nei confronti degli Usa, anche se non ha precisato quali.
Nel 2023, gli Stati Uniti hanno importato merci dal Canada per 421,1 miliardi di dollari, con un saldo commerciale negativo di 67,9 miliardi di dollari. Le importazioni statunitensi dal Canada sono concentrate nel petrolio e prodotti energetici con 118 miliardi di dollari nel 2023, pari all’83% delle importazioni totali statunitensi in questo settore.
Ogni giorno gli Usa importano 4,6 milioni di barili giornalieri di petrolio canadese. Gli altri comparti delle importazioni statunitensi dal Canada sono veicoli e componenti automobilistici, con 60 miliardi di dollari nel 2023, il legname e prodotti forestali, con 18,7 miliardi di dollari, e l’agricoltura, con un valore di 31,3 miliardi di dollari.
Anche il Canada rientra nell’accordo Usmca e il presidente Justin Trudeau ha annunciato l’istituzione dei dazi nei confronti degli Stati Uniti. Il valore è lo stesso di quello imposto da Trump (25%) ma i dazi interessano solo una parte dei prodotti provenienti dagli Stati Uniti, come bevande alcoliche, profumi, frutta e vegetali, abbigliamento e calzature, mobili, articoli sportivi e prodotti per la casa. Il provvedimento sarà attuato in due fasi: dal 4 febbraio per merci con un valore totale di 30 miliardi e ventuno giorni dopo per merci con un valore complessivo di 125 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda la Cina, Trump ha aumentato i dazi del dieci percento. Si stima che i principali settori colpiti saranno l’elettronica, l’automobilistico e semiconduttori. Alla fine del 2024 e a gennaio 2025 gli importatori statunitensi hanno aumentato i volumi delle merci provenienti dalla Cina. Pechino ha risposto con diverse azioni. La prima è imporre dazi su alcuni prodotti statunitensi – soprattutto beni di consumi e prodotti agricoli – che hanno un valore di 102,8 miliardi di dollari.
La seconda azione cinese, forse ancora più importante, è il blocco delle esportazioni di gallio, germanio e antimonio, fondamentali per la produzione di semiconduttori, tecnologie verdi e sistemi d’arma avanzati. Pechino ha anche presentato un ricorso al Wto, accusando gli Stati Uniti di violare le norme del commercio internazionale. Inoltre, la Cina ha lasciato deprezzare lo yuan, aumentando così la competitività globale delle sue esportazioni, e sta diversificando i mercati, puntando su quelli in via di sviluppo e su Russia, India e Brasile.
La prossima mossa di Trump sarà indirizzata contro l’Unione Europea, anche se non sono definite le percentuali. Infatti, mentre il Segretario al Tesoro Scott Bessent propone dazi graduali del 2,5% mensili fino al 20%, Trump preferisce aliquote immediate tra il 10% e il 25%. Trump afferma che l'Europa "ci ha trattati malissimo", riferendosi al surplus commerciale UE-Usa (85,3 miliardi di euro per la Germania e 34,7 per l'Italia nei primi undici mesi del 2024).
E proprio l’Italia sarà uno dei Paesi più colpiti dai dazi, perché è il secondo esportatore comunitario verso gli Stati Uniti, con un valore nel 2024 di 66,4 miliardi di dollari. I settori più colpiti dai dazi saranno la meccanica, la Moda, l’agroalimentare e i liquori. Prometeia stima una perdita variabile tra sette e nove miliardi di dollari.
Anche l’Unione Europa ha annunciato misure per contrastare i dazi e per "difendere i legittimi interessi europei", come ha dichiarato il commissario al Commercio, Maroš Šefčovič. Si prevedono misure contro settori sensibili per gli Stati Uniti, come i servizi digitali e una maggiore tassazione per le multinazionali della tecnologia. Inoltre potrà essere rafforzata l’unità doganale dell’Unione, per evitare accordi bilaterali tra Stati Uniti e singoli Stati membri.