Dopo la contrazione del 2023 dovuta soprattutto alle dinamiche delle tariffe del trasporto internazionale, secondo la ricerca dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” del Politecnico di Milano presentata il 13 novembre 2025, la logistica conto terzi è tornata a crescere nel 2024 e nel 2025, pur in un contesto di rallentamento delle attività produttive. Il fatturato pre-consuntivo del 2024 è stimato a 110,3 miliardi di euro (+1,7% nominale e +0,7% reale), mentre per il 2025 si prevede un aumento della nominale dell’1,9% (+0,3% reale), con un valore atteso di 112,4 miliardi di euro. La struttura del mercato appare stabilizzata intorno alle 79mila imprese, dopo le contrazioni degli anni scorsi, ma la stabilità numerica nasconde una fase di cambiamento profondo.
In tale contesto, la ricerca rileva però una tendenza alla riduzione del processo di terziarizzazione delle attività logistiche, il cui tasso è passato dal 45,5% del 2022 al 43,4% del 2023, in parte a causa della riduzione dei costi di trasporto internazionale. Nel contro terzi la durata media dei contratti di stoccaggio è scesa da 3,4 a 3 anni, mentre è aumentata la percentuale delle clausole di recesso da parte dei fornitori (57% dei casi analizzati).
Nel 2025 è avvenuto un ulteriore aumento dei costi dei fattori produttivi, con la manodopera in crescita del 4,4% (con un costo medio annuale per addetto che ha raggiunto i 46.451 euro), l’energia elettrica del 7,9% e i canoni di affitto del 3,5%. Sono invece diminuiti il costo del gasolio (-3,7%) e quello del denaro (-22%). Nel complesso, l’incertezza e la pressione sui costi hanno contribuito a ridisegnare la struttura delle imprese. A tale proposito, prosegue l’integrazione verticale: nel campione di 43 operatori logistici classificati come Top Player i dipendenti diretti sono passati da 30.700 nel 2022 a 34.600 nel 2023, con un aumento dell’incidenza del costo del personale dal 13,6% al 16%. Parallelamente diminuisce la quota di servizi acquistati da terzi, che scende dal 71,9% al 68,9% del fatturato.
Il settore si conferma dinamico anche sul piano strategico. Nel 2025 sono state registrate 24 operazioni di acquisizione, principalmente orientate al rafforzamento competitivo in segmenti specifici e all’acquisizione di nuove competenze. A livello settoriale, i dati a consuntivo del 2023 mostrano alcune variazioni nella composizione della filiera: crescono i gestori di magazzino (+2,8%) e i corrieri (+15), mentre si riducono le aziende di autotrasporto (-734), gli operatori logistici (-21) e gli spedizionieri (-9).
L’incertezza sui costi ha modificato anche le relazioni contrattuali. L’analisi di 14mila contratti evidenzia un aumento degli elementi indicizzati nel 74% dei contratti di trasporto e nel 68% dei contratti di magazzino, con particolare attenzione agli adeguamenti ai minimi salariali del Ccnl e agli indici Istat. Quasi tutti i contratti di trasporto (96%) prevedono clausole legate al costo del carburante. Crescono inoltre gli strumenti di tutela, come le polizze assicurative presenti nel 46% dei contratti e le fideiussioni richieste ai fornitori nel 41% dei casi. La propensione alla collaborazione si manifesta in una maggiore condivisione di informazioni (77%) e nella formalizzazione di percorsi di miglioramento continuo nel 59% dei rapporti.
Accanto alla gestione dei costi, prosegue la transizione ambientale, seppure con un ritmo meno sostenuto. Il 68% delle imprese concentra oggi gli sforzi sulla misurazione dell’impatto climatico, mentre il 78% ha sospeso le iniziative che richiedono investimenti elevati. Il packaging è l’area più interessata, anche a seguito del nuovo regolamento europeo sugli imballaggi: le azioni si orientano verso la riduzione dell’impatto dei materiali e verso l’aumento dei cicli di utilizzo grazie a modelli strutturati di logistica inversa e sistemi avanzati di tracciabilità.
In questo scenario, l’intelligenza artificiale si conferma un fattore di trasformazione ritenuto importante. La ricerca svolta su 7.187 aziende committenti mostra che il 30% ha già avviato almeno un progetto d’IA nella logistica, quota che salirà al 44% nei prossimi tre anni. L’adozione varia in base alla dimensione: 46% nelle grandi imprese, 42% nelle medie e 19% nelle piccole. L’impiego riguarda soprattutto attività d’ufficio, come la gestione degli ordini (14%) e la previsione della domanda (14%), mentre per le attività operative la diffusione è più contenuta, con l’IA impiegata nel 12% dei processi di magazzino e nel 7% delle attività di trasporto. Tra gli operatori logistici, l’adozione passerà dal 24% al 69% nei prossimi tre anni.
Secondo la ricerca, l’81% delle aziende che utilizza l’intelligenza artificiale ha ottenuto benefici, con un livello medio di soddisfazione pari a 7,7 su 10. Gli impatti più frequenti riguardano la qualità dei processi, la produttività, il miglioramento del servizio e la riduzione dei costi, oltre agli effetti sulle prestazioni ambientali. Solo una quota marginale delle aziende (11%) ha puntato alla sostituzione del lavoro umano; prevale invece l’obiettivo di potenziare le capacità delle persone, indicato dal 24% delle imprese. I principali fattori critici di successo sono la disponibilità di dati affidabili, il presidio delle risorse informatiche, la propensione all’adozione di tecnologie innovative e lo sviluppo delle competenze interne.
La ricerca rileva anche alcuni dubbi sull’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle imprese, tra cui spiccano la percezione di scarsi benefici, presente soprattutto nelle imprese che non hanno implementato l’IA, e la difficoltà della dirigenza a comprendere dove applicare l’intelligenza artificiale. Questo secondo aspetto è quello maggiormente sottovalutato, ma è anche quello più strategico. Inoltre, anche nei casi in cui è stata individuata l’area di applicazione, manca una strategia chiara per gestire il progetto, la cosiddetta “governance dei progetti”.
Esistono anche barriere operative all’introduzione dell’intelligenza artificiale e la ricerca ne individua quattro: disponibilità e qualità dei dati (se i dati sono scarsi, di bassa qualità o non accessibili, l'IA non può funzionare); disponibilità delle risorse IT (mancanza di infrastruttura tecnologica, sistemi vecchi non più compatibili); disponibilità di competenze adeguate (mancanza di data scientist, analisti o personale formato): propensione all'adozione di nuove tecnologie (la cultura aziendale che resiste al cambiamento).
Nel commentare i risultati, Marco Melacini dell’Osservatorio Contract Logistics evidenzia come la volatilità dei costi e la difficoltà nel reperire manodopera stiano modificando processi e strategie. Secondo Damiano Frosi, l’IA rappresenta oggi uno strumento essenziale per bilanciare innovazione, efficienza e sostenibilità, ma richiede una governance adeguata e un’elevata qualità dei dati aziendali per generare benefici concreti.






























































