La transizione di Atlas dal sistema idraulico a quello elettrico ha rappresentato per Boston Dynamics un punto di svolta non solo per la mobilità dei robot umanoidi, ma anche per l’avvio di un percorso di ricerca sulla manipolazione degli oggetti. L’obiettivo dichiarato dagli ingegneri dell’azienda è stato sin da subito quello di dotare i robot di gripper (mani) con maggiore destrezza, precisione e capacità sensoriale. La sfida tecnica è complessa: concentrare un’elevata quantità di attuatori e sensori in uno spazio estremamente ridotto, mantenendo affidabilità e resistenza agli urti, soprattutto in scenari di uso intensivo.
Il primo passo di questa evoluzione è stato il gripper GR1, progettato con un approccio minimalista ma funzionale. L’esperienza maturata con questo modello ha permesso di comprendere i vincoli meccanici e strutturali di un componente che deve operare in sinergia con un robot destinato anche a cadute o collisioni. GR1 ha posto le basi per la costruzione di un sistema più sofisticato, capace di unire robustezza e flessibilità senza sacrificare la semplicità di montaggio e manutenzione.
Da questa esperienza è nato GR2, il secondo modello della linea, caratterizzato da sette gradi di libertà e da un sistema di sette attuatori indipendenti: due per ciascuno dei tre dita e uno per il pollice articolato, novità chiave rispetto alla generazione precedente. L’introduzione del pollice opponibile amplia in modo significativo la gamma di prese possibili, rendendo il gripper in grado di manipolare oggetti di forme e dimensioni molto diverse tra loro.
Il sistema di sensori tattili integrato nelle estremità delle dita consente di rilevare le forze di contatto e di adattare la presa in tempo reale. Questo tipo di risposta, analogo al senso del tatto umano, permette di afferrare oggetti fragili applicando la minima forza necessaria per garantire stabilità, evitando al contempo scivolamenti o rotture. L’uso di superfici elastiche con elevato coefficiente di attrito, combinate con una sensoristica distribuita, ha reso possibile un controllo più fine delle interazioni meccaniche e un miglioramento sostanziale della precisione operativa.
Le tre dita del GR2 rappresentano, secondo Boston Dynamics, il punto di equilibrio tra complessità e funzionalità. L’aggiunta di ulteriori dita comporterebbe un aumento dei costi, della difficoltà di controllo e una minore affidabilità, senza un effettivo vantaggio in termini di capacità manipolative. La scelta di mantenere una configurazione a tre dita deriva da un’analisi empirica dei movimenti necessari per compiti di presa e rotazione di oggetti voluminosi o pesanti, in cui la stabilità è garantita dal corretto bilanciamento delle forze tra i punti di contatto.
Un altro elemento distintivo del progetto è la modularità: ogni gripper è un’unità autonoma che integra al proprio interno attuazione, sensori e telecamere nella zona del palmo. Questa architettura consente un rapido montaggio e sostituzione sul robot, semplificando la manutenzione e riducendo i tempi di fermo macchina. La presenza di versioni speculari per la mano destra e sinistra consente ad Atlas di pianificare l’uso del braccio più adatto in base alla posizione dell’oggetto e agli ostacoli nell’ambiente, senza preferenze fisse come avviene per l’essere umano.
L’evoluzione dei gripper di Boston Dynamics s’inserisce in una tendenza più ampia della robotica industriale, orientata verso sistemi di manipolazione sempre più antropomorfi. Il passaggio da semplici pinze di presa a mani robotiche con destrezza avanzata risponde alle esigenze di settori produttivi dove la manipolazione di oggetti piccoli, irregolari o delicati è frequente, come l’assemblaggio, la selezione di componenti o la movimentazione in spazi condivisi con operatori umani.
Nel contesto della logistica automatizzata, questi sviluppi aprono prospettive di grande rilievo. I gripper dotati di sensibilità tattile e controllo adattivo possono migliorare la gestione dei processi di picking, l’imballaggio di prodotti eterogenei e la manipolazione di strumenti o contenitori di varia forma. In prospettiva, la capacità di combinare destrezza meccanica e percezione sensoriale rappresenta uno dei passaggi decisivi verso robot collaborativi capaci di eseguire operazioni complesse nelle linee di movimentazione e distribuzione delle merci.






























































