L'acquisizione di DB Schenker da parte della società logistica danese Dsv, conclusa il 30 aprile 2025, ha sollevato una tempesta legata alle attività di trasporto in Russia. La situazione è particolarmente delicata poiché Dsv, che aveva precedentemente interrotto tutte le operazioni in Russia dopo l'invasione dell'Ucraina, si trova ora a gestire contratti di DB Schenker che utilizzano le ferrovie russe per il trasporto merci. Finora, le due aziende hanno avuto un atteggiamento opposto sulle attività in Russia dopo l’invasione dell’Ucraina e le conseguenti sanzioni.
Nel 2022, Dsv decise di chiudere e dismettere completamente le sue operazioni in Russia e Bielorussia. La società danese aveva adottato una politica chiara: nessun trasporto da, verso o attraverso la Russia, con l'eccezione di medicinali, prodotti farmaceutici o aiuti umanitari. L'amministratore delegato di Dsv, Jens Lund, aveva precedentemente affermato che utilizzare le ferrovie russe non sarebbe compatibile con l'essere un'azienda "a base danese". DB Schenker, d'altra parte, pur avendo venduto le sue attività in Russia alla fine del 2022, ha continuato a utilizzare le ferrovie russe per il trasporto merci tra Europa e Asia. Nei primi sei mesi del 2024, la società tedesca ha trasportato oltre 11mila container attraverso la Russia utilizzando la rete ferroviaria locale.
Anche prima dell'acquisizione di DB Schenker, Dsv era già sotto esame per presunte violazioni della propria politica interna. Nel settembre 2024, è emerso che la società aveva gestito "in alcuni casi" il trasporto di automobili dalla Cina alla Russia, e che un subappaltatore aveva trasportato abbigliamento dall'Asia all'Europa attraverso la Russia, in violazione diretta delle regole e linee guida interne dell'azienda. Dsv ha dichiarato questi episodi "completamente inaccettabili" e ha avviato un'indagine interna.
La polemica è esplosa quando, in occasione di una conferenza stampa il primo maggio 2025, l'amministratore delegato Jens Lund ha dichiarato che Dsv continuerà a trasportare gli ordini di Schenker già effettuati sulla rete ferroviaria russa. Lund ha spiegato che la società danese è contrattualmente obbligata a eseguire i trasporti che Schenker ha concordato con i clienti. Ancora più controversa è stata l'apertura di Lund alla possibilità che Dsv possa modificare la propria politica di non usare delle ferrovie russe, sebbene abbia affermato che "per ora è invariata". Questa dichiarazione ha sorpreso, considerando la precedente posizione di Dsv sulla questione e il contesto geopolitico attuale.
Le dichiarazioni di Lund hanno scatenato immediate critiche da parte degli stessi investitori della società e degli analisti. Lars Hytting, stratega degli investimenti presso la società di gestione patrimoniale Arthascope, ha dichiarato: "Fondamentalmente, non credo che Dsv dovrebbe avere nulla a che fare con la Russia o la guerra di Putin in Ucraina". Prima dell'acquisizione, diversi investitori nordici avevano già espresso preoccupazioni per le attività di DB Schenker in Russia, aspettandosi che Dsv interrompesse completamente i trasporti ferroviari attraverso la Russia dopo l'acquisizione. Akademikerpension, un importante investitore istituzionale di Dsv, ha chiesto chiarimenti sull'approccio dell'azienda verso le operazioni in Russia.
Anche Nordea, una delle banche che finanzia l'acquisizione di DB Schenker da parte di Dsv, si trova in una posizione delicata. Mentre alcuni investitori hanno ridotto o escluso le loro partecipazioni in Dsv a causa delle preoccupazioni legate alla Russia, Nordea ha dichiarato di avere un "dialogo costruttivo" con Dsv riguardo alle operazioni russe, sottolineando che finanziamento e investimento sono cose diverse.
Insomma, l’eredità delle attività russe di DB Schenker sta diventando un problema finanziario e d’immagine per Dsv che, diventando con questa acquisizione la prima multinazionale logistica del mondo per fatturato, è pienamente sotto i riflettori anche dal punto di vista etico e geopolitico. L’uso delle ferrovie russe è problematico dal punto di vista etico perché contribuisce all'economia russa attraverso tasse e tariffe, indirettamente sostenendo il Governo russo in un momento di conflitto internazionale.