L'obiettivo della società Interporto Romano era ambizioso: dall'impianto intermodale di Fiumicino avrebbe dovuto fornire servizi per integrare la cargocity dell'aeroporto romano con la linea ferroviaria Roma-Pisa, l'autostrada A12 verso Civitavecchia e quindi il porto di Civitavecchia, con la previsione di occupare circa cinquemila persone. La società per costruire e gestore la piattaforma logistica venne creata nel 2005 dalla Cirf Consorzio Interporto Roma Fiumicino Spa, che era controllata dal Gruppo Ifitel di Pierino Tulli.
Nel 2007, venne nominato presidente d'Interporto Romano Giuseppe Smeriglio, in precedenza dirigente di TNT (di cui divenne amministratore delegato) e Ferrovie dello Stato. In un'intervista a ShiptoShore del 24 marzo 2008, Smeriglio dichiarò che l'interporto doveva "essere di supporto ad una grande città come Roma, dove manca un sistema dei magazzini che alimentino la grande distribuzione" e che "sulla carta, abbiamo già venduto oltre 200 mila metri sui 320 mila che costruiremo (divisi in dieci capannoni)".
Nell'intervista Smeriglio dichiarò che la società aveva già realizzato il primo capannone di 65mila metri quadrati, di cui 50mila destinati a un operatore logistico e che entro la fine del 2008 sarebbero stati consegnati altri due capannoni. Inoltre, altri due capannoni sarebbero stati consegnati antro la primavera del 2009. Però, dopo la sua realizzazione, il primo impianto sprofondò nel terreno di alcuni centimetri, scoprendo così che l'interporto era stato progettato su un terreno alluvionale poco stabile.
Quindi, il consorzio di banche che finanziava l'opera – che sempre secondo Smeriglio era capitanato da Banca Intesa – ha deciso di sospendere l'erogazione del credito, avviando la crisi: la società chiese il concordato preventivo, che venne rifiutato dal Tribunale, che a sua volta decretò, nel luglio 2014, il fallimento. Ma nello stesso tempo iniziò l'indagine penale che si è chiusa all'inizio di aprile 2017 con dodici indagati per bancarotta fraudolenta.
Durante gli accertamenti, il Nucleo di Polizia Tributaria di Roma ha ricostruito la gestione amministrativa e contabile della Interporto Romano, dalla costituzione al fallimento. In una nota, la Finanza spiega che "gli ulteriori approfondimenti hanno consentito di accertare gravi fatti di dissipazione e distrazione di beni della fallita, commessi anche attraverso la redazione di bilanci d'esercizio che non riportavano la reale condizione economica e finanziaria della stessa, per un ammontare complessivo di circa 47 milioni di euro, di cui oltre 25 milioni impiegati nella realizzazione di una serie di capannoni nell'ambito della citata piattaforma, i quali non avrebbero mai potuto generare ricavi attesa l'esistenza, già nota agli indagati, di gravi difetti di progettazione e costruzione degli immobili, aggravati dai fenomeni di cedimento del terreno (subsidenza) manifestatisi fin dal giugno 2006".
Inoltre, i Finanzieri hanno rilevato che oltre un milione di euro "è stato distratto tra sponsorizzazioni inesistenti, servizi amministrativi, consulenze, servizi di pulizia e sicurezza non documentati ovvero compensi all'amministratore, circa 200mila euro, mai deliberati". La nota termina spiegando che la Finanza ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a Pierino Tulli, come presidente pro-tempore del Consiglio d'Amministrazione, e ad altre undici persone, ossia i componenti del Consiglio d'Amministrazione e del Collegio sindacale della società.
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