Paesi Bassi, Germania, Svizzera, Italia, Croazia e Portogallo: questi sei Paesi sono gli unici nell’Europa comunitaria (è considerata anche la Svizzera per il suo ruolo di transito) dove è cresciuta la quota modale del trasporto merci su rotaia, in poco meno di vent’anni, tra il 2005 e il 2023. Questo è quanto certifica Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea. L’Europa nel suo complesso non presenta risultati lusinghieri per la ferrovia, in quanto i trasporti su rotaia, negli stessi anni, hanno visto la loro quota scendere dal 18,5% al 16,9%, a dispetto degli investimenti fatti nelle infrastrutture di rete e nei terminal.
L’aumento percentuale più rilevante si è registrato in Portogallo, dove la quota modale del trasporto merci su rotaia è passata dal 9,2% del 2005 al 14,1% del 2023, quindi con un incremento che supera il 50%. Germania, Italia e Croazia hanno registrato una crescita analoga, ma in valori percentuali l’aumento è inferiore. In Germania si è passati dal 18% al 20,6%, in Italia dal 10% al 12% e in Croazia dal 20% al 22,7%. Per quanto riguarda invece Svizzera e Paesi Bassi, l’aumento è stato marginale, ma con quote percentuali detenute dalla ferrovia molto distanti tra di loro. In Svizzera, infatti, si è passati da un valore già di tutto rispetto del 33,6% al 34,3%, mentre in Olanda l’incremento è tra il 6% e il 6,4%.
Un caso praticamente a sé state è rappresentato dalle tre repubbliche baltiche, dove vari fattori esterni hanno determinato un crollo che non può essere valutato come fisiologico: in particolare in Estonia si è passati dall’80% al 20,4%. Anche Lettonia e Lituania hanno registrato numeri a dir poco disastrosi, rispettivamente dall’84,1% al 44% e dal 73,6% al 39,1%. In Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, la quota modale del trasporto merci su rotaia è diminuita di circa un terzo in ciascun Paese, mentre si è dimezzata in Lussemburgo. Pur escludendo questi ultimi risultati ampiamente negativi, in tutti gli altri Paesi europei le ferrovie hanno comunque perso terreno a vantaggio dei trasporti stradali, anche perché contestualmente è calata la quota detenuta dalle vie navigabili interne, ove presenti.
I dati diffusi da Eurostat offrono una fotografia di come si è evoluta la situazione per il settore dei trasporti ferroviari in quasi un ventennio, dal 2005 al 2023, ma tutta una serie di fattori lasciano supporre che lo scenario possa restare invariato almeno per un altro decennio. Alla base di questa considerazione c’è lo stato della rete in Europa. L’infrastruttura si presenta ancora inadeguata in molte regioni europee. Alcune amministrazioni ferroviarie hanno in corso significativi piani di ammodernamento della rete, ma questi progetti, oltre a vedere la loro conclusione tra diversi anni, nel frattempo presentano ricadute negative per le temporanee limitazioni della capacità delle linee. E tutto questo a discapito delle scelte comunitarie per favorire modalità di trasporto a minore impatto ambientale secondo lo spirito contenuto nel piano di ripresa noto come NextGenerationEU.
Piermario Curti Sacchi
























































