In uno dei casi più significativi degli ultimi anni per il settore dei trasporti e della distribuzione di lubrificanti, la Procura Europea (European Public Prosecutor’s Office) di Torino ha ottenuto la condanna di tredici imputati coinvolti nell’inchiesta denominata “Greasy Hands”. Le sentenze di primo grado, pronunciate dai tribunali di Torino e Matera il 4 luglio 2025, segnano un punto di svolta nella lotta alle frodi fiscali legate alla commercializzazione di oli motore.
I condannati – tra cui tre capi riconosciuti dell’organizzazione – sono stati ritenuti colpevoli di associazione a delinquere e frode fiscale, con pene detentive comprese tra uno e quattro anni, per un totale cumulato di 34 anni di carcere. Le decisioni giudiziarie, frutto in gran parte di patteggiamenti e riti abbreviati, hanno anche disposto la confisca di oltre 12 milioni di euro, nonché di partecipazioni societarie, immobili, veicoli, orologi di lusso e denaro contante.
L’indagine ha rivelato l’esistenza di una rete criminale operante in Italia e in altri sette Paesi europei – Belgio, Cechia, Estonia, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Slovenia – che importava grandi quantità di lubrificanti destinati al mercato italiano, eludendo sistematicamente l’imposta sul valore aggiunto e le accise. La rete si avvaleva di documentazione di trasporto falsificata e di una fitta trama di società di comodo per simulare operazioni lecite e dissimulare i flussi reali di prodotto e denaro.
Oltre all’evasione fiscale stimata in oltre 15 milioni di euro – di cui 14 milioni relativi all’Iva e più di un milione in accise – il gruppo è sospettato anche di aver contraffatto marchi di oli motore e di aver riciclato i profitti illeciti, reinvestendoli in beni di lusso e attività apparentemente legittime. Particolarmente importante è il coinvolgimento di un’azienda del Materano, operante in uno dei principali snodi commerciali per i lubrificanti nel Centro-Sud Italia, che avrebbe acquistato prodotto dalla rete criminale occultando oltre 52 milioni di euro di utili al fisco. Il caso “Greasy Hands” evidenzia come il comparto dei lubrificanti, spesso percepito come secondario rispetto al trasporto carburanti, sia invece vulnerabile a dinamiche opache e frodi organizzate, con ripercussioni dirette sulla concorrenza leale e sull’integrità del mercato.





























































