La carenza di autisti di veicoli industriali è ormai riconosciuta come una crisi strutturale di dimensioni globali. Oltre la metà degli operatori segnala difficoltà rilevanti nel reperire personale qualificato e, secondo le rilevazioni dell’Iru, nel mondo mancano all’appello più di 3,6 milioni di conducenti di camion. Nei prossimi cinque anni altri 3,4 milioni lasceranno la professione per raggiunti limiti di età, aggravando una situazione resa ancora più fragile dallo squilibrio demografico: solo il 6,5% della forza lavoro ha meno di 25 anni, mentre circa un terzo supera i 55. Le donne, in tutti i Paesi, restano sotto la soglia del 7% e non rappresentano ancora una riserva significativa di ricambio.
La questione non si esaurisce nei numeri. L’Iru ricorda che l’85% degli incidenti stradali è riconducibile a errore umano e che tre quarti di questi sono causati da altri utenti della strada, non dai veicoli pesanti. La professionalizzazione degli autisti diventa quindi un fattore fondamentale non solo per garantire la continuità della logistica internazionale, ma anche per rafforzare la sicurezza complessiva sulle strade.
In questo contesto, l’associazione mondiale dell’autotrasporto ha presentato all’Onu una proposta per introdurre standard globali di qualificazione degli autisti, con l’obiettivo di rendere la professione più sicura, efficiente e attrattiva. L’idea è costruire un quadro condiviso che possa essere adottato a livello internazionale e che includa formazione strutturata, certificazioni riconosciute e verifica costante. La cornice si articola in tre pilastri principali – formalizzare, professionalizzare e validare – cui in alcune sedi si aggiunge un quarto, il “gestire”, legato al controllo continuo.
La fase di formalizzazione riguarda l’assistenza tecnica ai governi, la revisione delle normative e la definizione delle responsabilità istituzionali. La professionalizzazione dovrebbe passare attraverso l’Iru Academy, una rete di curricula accreditati e programmi di formazione per istruttori diffusa in oltre quaranta Paesi, che offre moduli teorici e pratici sulla sicurezza dei carichi, sulla guida dei mezzi pesanti e sulle tecniche di guida economica. La validazione dovrebbe essere affidata a Iru Examiner, una piattaforma digitale che permette di organizzare esami e certificazioni con sistemi descritti come resistenti a manomissioni, gestendo l’intero percorso del candidato e tracciando in modo trasparente la formazione ricevuta e la certificazione ottenuta.
Un aspetto distintivo della proposta è il ricorso alla collaborazione pubblico-privato. L’Iru sostiene che - anche in assenza di un quadro normativo completo - strumenti digitali, curricula accreditati e assistenza tecnica possano costituire rapidamente capacità locali. La collaborazione tra autorità pubbliche, enti formativi e organismi di certificazione diventa quindi il motore per allineare i sistemi nazionali a riferimenti internazionali come quelli europei, l’Ecmt e l’Adr, con la possibilità di adattarli alle specificità locali. In questo modo le qualifiche acquisite possono essere comparabili e trasferibili, facilitando la mobilità transfrontaliera degli autisti, un passaggio cruciale per colmare i vuoti di organico e sostenere catene logistiche sempre più interconnesse.
I benefici attesi, secondo l’associazione, spaziano dalla riduzione degli incidenti grazie a una formazione più mirata, al miglioramento della produttività delle flotte e della reputazione della professione, fino alla diffusione di pratiche di guida ecologica che abbassano i consumi e le emissioni. Un settore formalizzato e reso professionale non solo renderebbe più semplice reclutare nuovi autisti, ma potrebbe cambiare la percezione stessa della professione, oggi penalizzata da condizioni di lavoro poco attrattive. L’Iru ha chiesto che il tema delle qualifiche professionali diventi un punto fisso nell’agenda del Global Forum on Road Traffic Safety delle Nazioni Unite e il presidente del Forum ha già sottolineato l’urgenza di avviare un percorso concreto in questa direzione.
Restano però questioni aperte. La gestione degli esami e delle certificazioni da parte di una piattaforma privata richiede garanzie di indipendenza e trasparenza. Il carattere “tamper-proof” dell’Iru Examiner dovrà essere verificato con controlli indipendenti e standard di sicurezza riconosciuti. L’accesso equo rappresenta un altro punto critico, perché la digitalizzazione rischia di accentuare le disparità nei contesti meno attrezzati, soprattutto per le piccole imprese e per i candidati provenienti da aree con scarsa connettività.

































































