Niente fondi del programma Connecting Europe Facility per la costruzione del Ponte sullo Stretto, almeno per una decina di anni. La Commissione Europea ha infatti escluso l’opera dal programma Connecting Europe Facility, nell’ambito del Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034 presentato il 16 luglio 2025. Il motivo è semplice: Il Cef finanzierà solo infrastrutture che collegano due Paesi. Il nuovo Cef disporrà di 45,8 miliardi di euro, di cui il trenta percento destinato alla mobilità militare. Una scelta, quest’ultima, che è stata contestata da Confindustria.
La scelta d’inserire solamente progetti transfrontalieri cancella le speranze del Governo italiano di usare i fondi Cef per il Ponte sullo Stretto, sorte quando l’UE decise, nel giugno 2024, d’inserire l’opera all’interno del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo. In quella occasione il ministro dei Trasporti aveva addirittura affermato che il ponte “lo chiede l’Europa”. Ora si scopre che forse lo chiede, ma evidentemente non intende pagarlo.
Finora il progetto ha ricevuto un finanziamento di soli 25 milioni di euro a fondo perduto (sui 14,6 miliardi finora preventivati) nato da un accordo Grant Agreement siglato tra la Società Stretto di Messina e l’agenzia Cinea (Climate, Infrastructure and Environment Executive Agency) per coprire la metà dei costi di progettazione esecutiva, ma solo della parte ferroviaria del ponte. Questo finanziamento, ottenuto attraverso il bando Connecting Europe Facility for Transport (Cef-T 2023), venne valutato positivamente dalla Commissione Europea per i criteri di "priorità e urgenza, maturità, qualità, impatto ed effetto catalizzatore".
Il reperimento delle risorse resta quindi in primo piano. In teoria, il progetto può accedere ad altri fondi comunitari, tra cui quelli nazionali previsti dai piani di collaborazione tra Italia e UE e il Fondo europeo per la competitività. In entrambi i casi, però, sarebbero risorse tolte ad altre voci di spesa italiane. Il governo italiano ha già iniziato a utilizzare i Fondi per lo Sviluppo e la Coesione (Fsc) di Sicilia e Calabria, dirottando 1,6 miliardi di euro destinati ad altri investimenti prioritari delle due regioni. La Legge di Bilancio 2025 prevede inoltre uno stanziamento di 6,1 miliardi dai fondi europei di Coesione del programma 2021-2027.
Ma questi fondi nazionali non basteranno a finanziare l’intera opera, fermandosi a circa la metà di quanto finora preventivato e al netto di ulteriori aumenti futuri. Ci sarebbero le opportunità del Fondo europeo per la competitività, che deve però essere ancora definito nel nuovo bilancio pluriennale dell’UE, e dei Piani di partenariato, che però vanno trattati da accordi bilaterali specifici attualmente inesistenti. Infine dovrebbero intervenire investitori privati, che finora non hanno presentato proposte concrete.

























































