Durante l’assemblea pubblica annuale di Spediporto, che si è svolta il 31 marzo 2025 a Genova, l’associazione degli spedizionieri genovesi ha presentato una relazione che ha messo nero su bianco tutte le contraddizioni, le criticità e le prospettive che attraversano il settore. In un contesto internazionale segnato da tensioni geopolitiche, incertezze economiche e minacce commerciali sempre più pressanti, la logistica ligure cerca di definire una nuova traiettoria di sviluppo, più moderna, più efficiente, più competitiva.
Il rapporto esordisce con un panorama globale, che appare tutt’altro che rassicurante. L’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump ha acceso la guerra dei dazi, con minacce di rincari che colpiscono anche i prodotti europei. L’Alleanza Atlantica mostra crepe preoccupanti, mentre l’Europa appare spesso immobile, incapace di risposte rapide e strategiche. Spediporto sottolinea che la logistica, che vive di connessioni e scambi, è tra le prime vittime di questo clima. I costi di trasporto, che avevano toccato picchi record durante la pandemia, sono scesi drasticamente ma restano superiori ai livelli pre-Covid, segno di un mercato ancora instabile.
La relazione si cala poi al livello italiano, dove secondo l’associazione il vero nodo resta la burocrazia, mettendo in evidenza che l’Italia è al primo posto in Europa per complessità normativa e carico amministrativo sulle imprese. A Genova, primo porto nazionale per investimenti infrastrutturali, i servizi di supporto – dogane, controlli sanitari, ispezioni – sono drammaticamente sottodimensionati. Le conseguenze si vedono ogni giorno: ritardi nelle operazioni, congestioni, inefficienze che si ripercuotono sull’intera catena logistica. Gli operatori, per quanto resilienti e capaci di adattarsi, non possono sopperire indefinitamente a queste mancanze.
Entrando più nello specifico del trasporto delle merci, Spediporto sottolinea l’evoluzione di quello marittimo dove le grandi alleanze tra compagnie si rompono e si riformano, come dimostra il recente scioglimento della 2M tra Msc e Maersk, sostituita dalla nuova Gemini. Allo stesso tempo, il mercato si prepara a un’ulteriore espansione della capacità di stiva, con 220 nuove navi in arrivo nel 2025. Il rischio di eccesso di offerta è concreto, specie se il traffico dovesse rallentare ulteriormente a causa delle guerre commerciali in corso.
In tale contesto, i porti europei – da Barcellona a Rotterdam – affrontano problemi simili: attese in rada prolungate, ritardi, congestioni viarie. Genova non fa eccezione. L’afflusso irregolare delle merci, dovuto a ristrutturazioni delle rotte e a picchi di carico sempre meno prevedibili, mette sotto pressione terminal e autotrasportatori. A questo si aggiunge l’insufficienza dei controlli sanitari e veterinari, un tallone d’Achille che penalizza ulteriormente l’efficienza operativa.
Spediporto ha proposto durante l’assemblea un cambio di passo. Le infrastrutture, per quanto fondamentali, da sole non bastano. Serve una strategia industriale che valorizzi la Zona Logistica Semplificata del porto e retroporto di Genova, attragga investimenti in manifattura avanzata, ricerca, innovazione e renda il capoluogo ligure un hub moderno, competitivo e sostenibile. In questa visione si inserisce la Green Logistic Valley, una proposta che integra sviluppo economico, transizione ecologica e inclusione sociale, puntando anche sulla formazione e sul coinvolgimento delle nuove generazioni.
Un tassello fondamentale è rappresentato dall’aeroporto Cristoforo Colombo. L’associazione sottolinea come in tutte le grandi città portuali europee – Amburgo, Rotterdam, Barcellona – lo scalo aeroportuale sia un’estensione naturale del porto stesso. Genova ha bisogno di un aeroporto vicino, integrato, capace di gestire sia passeggeri sia traffico cargo. Servono investimenti, visione, sinergie con l’industria e un collaboratore industriale forte, anche per affrontare le sfide legate al commercio elettronico e ai nuovi flussi commerciali provenienti dall’Asia e dall’Africa.
La relazione si chiude con un appello alla politica. Spediporto chiede di superare l’immobilismo, riformare il sistema portuale, garantire maggiore autonomia gestionale e finanziaria agli scali, semplificare le procedure e offrire alle imprese un ambiente competitivo e attrattivo. Gli investimenti già avviati – dalla nuova diga foranea al Terzo Valico, dalla Gronda all’estensione della metropolitana – vanno portati a termine e valorizzati attraverso servizi moderni, sostenibili e capaci di generare occupazione.
Mara Gambetta