Il porto del Pireo è diventata la principale porta del Mediterraneo per l’importazione in Europa delle merci cinesi. Nel 2024, lo scalo greco ha ricevuto circa quattro milioni di teu in importazione e nelle pieghe di tale flusso possono nascondersi delle frodi. Una colossale è tata scoperta dall’operazione internazionale Calypso della Procura europea Eppo (European Public Prosecutor’s Office), che ha sgominato un complesso sistema criminale che da anni alimentava un’economia parallela fondata sull’importazione illecita di merci dalla Cina verso l’Unione europea. L’inchiesta ha fatto emergere un meccanismo fraudolento molto organizzato e ramificato in almeno 14 Paesi, tra cui anche l’Italia. Secondo le stime preliminari, il danno complessivo supera i 700 milioni di euro, tra dazi doganali evasi e imposta sul valore aggiunto mai versata.
Al centro dello schema c’è un flusso costante di beni – principalmente abbigliamento, calzature, biciclette elettriche, monopattini e altri articoli di consumo – introdotti nell’UE a valori molto sottostimati o classificati in modo fraudolento. L’obiettivo era eludere i dazi doganali sin dal primo punto d’ingresso, grazie a una rete di professionisti compiacenti, tra cui broker doganali, consulenti fiscali e commercialisti. Le società utilizzate per le prime operazioni di importazione risultavano formalmente registrate in Bulgaria, ma operavano in Grecia con partita Iva greca, sfruttando la normativa per le operazioni intracomunitarie.
Attraverso la cosiddetta Procedura Doganale 42, pensata per agevolare il commercio transfrontaliero europeo, la merce veniva dichiarata destinata ad altri Stati membri, beneficiando così dell’esenzione Iva nel Paese d’importazione. Tuttavia, i soggetti giuridici indicati come acquirenti finali in realtà non ricevevano mai la merce. In molti casi si trattava di aziende fittizie, o addirittura di identità rubate a imprese ignare, utilizzate per mascherare il reale percorso delle merci.
Una volta superati i controlli iniziali, le merci erano stoccate in magazzini controllati direttamente dalle organizzazioni criminali. Questi centri logistici, presenti soprattutto in Francia, Italia, Polonia, Portogallo e Spagna, funzionavano come veri e propri distretti chiusi, accessibili solo agli affiliati del gruppo. Da lì, i prodotti venivano distribuiti e venduti sul mercato parallelo, in contanti, con documentazione distrutta o mai emessa. L’intera filiera, dal momento dell’importazione al momento della vendita finale, avveniva fuori da ogni tracciabilità fiscale.
Il sistema prevedeva inoltre la produzione di fatture false e documenti di trasporto artefatti per simulare vendite successive e nascondere la destinazione reale delle merci. In questo modo, le organizzazioni potevano offrire sul mercato prodotti a prezzi molto competitivi, avendo abbattuto quasi completamente i costi fiscali e doganali. I proventi, raccolti in contanti o sotto forma di criptovalute e valute estere, venivano poi riciclati e trasferiti in Cina, spesso attraverso complessi sistemi di compensazione tra gruppi criminali e circuiti bancari sotterranei.
Il 25 giugno 2025, le autorità di Grecia, Francia, Spagna e Bulgaria hanno eseguito perquisizioni in oltre cento sedi, tra cui uffici doganali, sedi di imprese di trasporto, studi di commercialisti e abitazioni private. Dieci persone sono state arrestate, tra cui due funzionari doganali. Sono stati sequestrati contanti per un valore complessivo di 5,8 milioni di euro, in diverse valute e criptovalute, oltre a più di settemila biciclette elettriche, quasi quattromila monopattini, 480 container, ventisette veicoli, immobili, beni di lusso e armi da fuoco. In Grecia sono stati bloccati anche conti correnti, imbarcazioni e altri beni mobili e immobili.
L’inchiesta ha coinvolto anche le Autorità doganali elleniche (Aade) e fondamentale è stato il supporto operativo e analitico di Europol, con il coordinamento in tempo reale da un centro di comando virtuale a Lussemburgo, e il contributo dell’Ufficio europeo antifrode Olaf, che ha fornito le prime informazioni sulle irregolarità. Hanno partecipato all’indagine anche la Polizia nazionale spagnola, l’Agenzia fiscale spagnola, la Direzione della Gendarmeria bulgara, il Servizio investigativo nazionale bulgaro, l’Unità antifrode francese e diverse divisioni specializzate della Polizia greca. Secondo Eppo, il danno stimato di 700 milioni potrebbe essere destinato a salire, man mano che le autorità fiscali completano la ricostruzione delle movimentazioni illecite.
































































