La sera del 21 novembre 2025 la portacontainer One Henry Hudson, da 8.212 teu, è stata colpita da un incendio originato da un guasto elettrico nei ponti inferiori mentre era ormeggiata al terminal Yusen nel Porto di Los Angeles. Secondo la ricostruzione del Los Angeles Fire Department, l’evento ha avuto un’evoluzione rapida con un’esplosione che ha coinvolto tra 100 e 117 container, richiedendo l’evacuazione dei ventitrè membri dell’equipaggio e la rimozione della nave dall’area portuale entro poche ore. L’intervento ha impegnato tra 180 e 200 vigili del fuoco, sette unità navali antincendio e squadre HazMat di diverse agenzie, in una delle operazioni di emergenza più complesse per il porto negli ultimi anni.
L’incendio è scoppiato alle 18.38 del 21 novembre con la segnalazione di un guasto elettrico sottocoperta. Un’ora dopo le fiamme interessavano già più livelli delle stive in zone inaccessibili, condizione che ha limitato un diretto per spegnerle. Alle 20.00 un’esplosione ha interrotto l’alimentazione elettrica e ha aggravato la gestione dell’emergenza per la presenza di merci pericolose, tra cui batterie agli ioni di litio. La conferma dell’evacuazione completa dell’equipaggio è arrivata poco prima delle 21.00 e subito dopo il comando unificato ha ordinato il ritiro del personale dalla nave e l’utilizzo di getti ad alta portata da terra e da mare. A mezzanotte è stato emesso un ordine precauzionale di rimanere al chiuso per i residenti di San Pedro e Wilmington, sebbene le verifiche congiunte di Lafd HazMat, Epa e contea di Los Angeles indicassero valori dell’aria entro i limiti.
Alle 03.00 del 22 novembre è stato possibile avviare il disormeggio della nave, rimorchiata oltre il Vincent Thomas Bridge e ancorata alle 04.43 a circa un miglio dalla costa, vicino al faro di Angel’s Gate. L’ordine di rimanere al chiuso è stato revocato alle 06.30 e le attività portuali sono riprese in mattinata. Nel primo pomeriggio l’incendio risultava confinato in una singola stiva mentre proseguivano le operazioni di raffreddamento. Il 23 novembre le unità antincendio del Lafd sono state sostituite da mezzi privati, con la progressiva rimozione del carico danneggiato.
Secondo l’Autorità portuale di Los Angeles, le fiamme hanno danneggiato circa 117 container su 8.000, con carichi eterogenei: componenti automobilistici, macchinari, prodotti alimentari, calzature, dispositivi di protezione, beni di consumo e merci pericolose, incluse batterie agli ioni di litio. L’integrità strutturale della nave, lunga 336 metri e costruita nel 2008, è stata tracciata dalla US Coast Guard senza evidenze immediate di sbandamento. La nave opera sulla rotazione Fs1 di Ocean Network Express tra Europa, Asia e costa pacifica degli Stati Uniti e aveva raggiunto Los Angeles il 19 novembre dopo scali in Giappone.
L’incendio ha generato interruzioni contenute per il Porto di Los Angeles: quattro terminal hanno sospeso l’attività per alcune ore e diverse infrastrutture – tra cui il Vincent Thomas Bridge e la State Route 47 – sono state chiuse temporaneamente per fumo e visibilità ridotta. La zona di sicurezza imposta dalla US Coast Guard ha limitato il traffico marittimo nel bacino portuale. Tuttavia, la gestione coordinata ha consentito una ripresa rapida delle attività, in una fase in cui il porto è prossimo a superare i 10 milioni di teu nel 2025, livello raggiunto solo due volte nella sua storia.
Le indagini, condotte dal comando unificato insieme alla US Coast Guard, stanno verificando l’origine esatta del guasto elettrico, la sequenza di propagazione dell’incendio e la presenza di eventuali dichiarazioni errate di merci pericolose. Le operazioni di recupero proseguiranno con la rimozione completa del carico danneggiato e le ispezioni strutturali della nave, dalle quali dipenderà la decisione su riparazioni o dismissione. La nave resta quindi ferma a tempo indeterminato.
L’incidente è ritenuto importante non solo per la quantità di container coinvolti ma per le implicazioni sulla sicurezza del trasporto marittimo e sulla gestione delle spedizioni contenenti batterie agli ioni di litio. Il Cargo Incident Notification System riporta che circa il 25% degli incidenti gravi è collegato a merci pericolose dichiarate in modo incompleto o scorretto. I dati Cins mostrano inoltre una crescita costante degli incendi su portacontainer passati da 31 casi annui nel 2020 e 2021 a 65 nel 2022. Studi come il rapporto CargoSafe dell’Emsa hanno individuato nelle batterie agli ioni di litio una delle fonti più critiche di rischio: incendi più caldi, difficili da estinguere e soggetti a riaccensione. Episodi recenti come quelli della Felicity Ace nel 2022 e della Fremantle Highway nel 2023 hanno mostrato che un singolo container con batterie danneggiate può compromettere l’intera nave.
Il caso della One Henry Hudson ripropone il tema della prevenzione, con indicazioni su cui gli armatori e gli operatori della catena logistica stanno già concentrando attenzione. La combinazione di guasto elettrico e materiali pericolosi sottocoperta sottolinea la necessità di sistemi di rilevamento termico avanzato su tutti i ponti, maggiore capacità di raffreddamento, posizionamento mirato dei container con batterie su ponti aperti e formazione specifica degli equipaggi. Le società di classificazione stanno introducendo notazioni volontarie per navi attrezzate con sistemi antincendio adeguati agli incendi da batterie, mentre l’Organizzazione Marittima Internazionale sta valutando aggiornamenti regolamentari dedicati.































































