In Italia stanno sorgendo troppi terminal portuali? La domanda sorge dalla richiesta avanzata il 4 marzo 2025 dal presidente di Federagenti, Paolo Pessina, di creare un database sui terminal (e non solo container), in fase di progettazione o costruzione, per valutare con precisione la loro effettiva necessità rispetto alla domanda di mercato. La ritiene una necessità, in un contesto in cui la revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza appare ormai inevitabile, dato il ritardo nell’attuazione di molte delle opere finanziate.
Secondo Pessina, è concreto il rischio di sovradimensionare l’offerta portuale italiana rispetto alla crescita prevista del mercato. Alcuni progetti potrebbero infatti portare a un’infrastruttura portuale eccessiva, con un’offerta che potrebbe essere addirittura doppia rispetto alle reali necessità del traffico marittimo. Un rischio aggravato da scelte di località che secondo l’associazione non sarebbero sempre fondate su valutazioni economiche obiettive, ma piuttosto su dinamiche di interesse locale o politico.
Ricordiamo che il Pnrr ha stanziato ingenti risorse per il comparto: 3,8 miliardi di euro destinati ai porti, cuii si sommano 2,6 miliardi per gli scali del Sud, oltre 10 miliardi per le ferrovie – tra alta velocità e linee ferroviarie nel Mezzogiorno – e ulteriori finanziamenti per la logistica. Un investimento massiccio che necessita di un attento controllo per evitare di ripetere errori del passato. Pessina ricorda infatti che i due principali terminal container italiani, Gioia Tauro e Genova-Prà, furono inizialmente progettati come hub per l’importazione del carbone, basandosi su valutazioni di mercato rivelatesi errate. Solo successivamente, grazie a intuizioni imprenditoriali e manageriali, si trasformarono in punti strategici per il traffico container. Un monito che sottolinea l’importanza di una pianificazione basata su dati reali e proiezioni affidabili.
Secondo Federagenti, è indispensabile un approccio più rigoroso nell’allocazione delle risorse, affinché gli investimenti pubblici rispondano a esigenze concrete e non a logiche di breve termine o a pressioni locali. La federazione degli agenti marittimi si dice pronta a collaborare con le istituzioni per garantire una gestione più efficiente dei fondi e una programmazione infrastrutturale realmente utile al sistema economico nazionale. “Comprendiamo la complessità dell’applicazione di criteri di buon governo alle opere pubbliche ma siamo disponibili a contribuire attivamente per evitare che risorse preziose vengano sprecate in progetti non sostenibili”, conclude Pessina. “È fondamentale che gli investimenti siano indirizzati dove vi è una reale necessità, evitando sprechi e inefficienze che il Paese non può permettersi”.































































