L’attenzione della Commissione Europea sta virando dal contrasto ai cambiamenti climatici al riarmo. Un passo avanti in questo programma è la presentazione del Military Mobility Package, fatta il 19 novembre 2025 dalla Commissione Europea. L’obiettivo è creare entro il 2027 uno spazio unico per il transito rapido e coordinato di truppe ed equipaggiamenti militari all’interno dei confini europei. Secondo la comunicazione congiunta della Commissione e dell’Alto rappresentante, si tratta del più ampio intervento normativo finora avviato in questo ambito, con implicazioni dirette per infrastrutture, logistica e pianificazione strategica.
Il pacchetto comprende una proposta di Regolamento e una comunicazione che definisce gli obiettivi del pacchetto. L’adeguamento della rete europea richiederà investimenti stimati in circa cento miliardi euro. Nel quadro finanziario pluriennale 2028-2034 sono già stati stanziati 17 miliardi euro, mentre la parte restante dovrà essere reperita attraverso fondi già esistenti o tramite lo strumento Safe. L’impianto del Regolamento sostituisce l’approccio basato sui piani d’azione del 2018 e del 2022, superando i limiti dovuti alla loro natura non vincolante.
Il testo del Regolamento introduce un quadro uniforme per le autorizzazioni di trasporto militare transfrontaliero. Secondo la proposta, gli Stati membri dovranno rispondere entro tre giorni in tempo di pace e in sei ore in situazioni di emergenza, a fronte di procedure che oggi possono richiedere settimane. Sono previsti permessi permanenti e autorizzazioni specifiche per singole operazioni, con l’uso standardizzato dei moduli Eu Form 302 indicati nelle linee guida dell’Alleanza Atlantica. L’obiettivo è rendere omogenee formalità e tempistiche, condizione essenziale per l’integrazione logistica.
La Commissione prevede inoltre la creazione dell’Emers, un meccanismo europeo di risposta rafforzata da attivare nei periodi di aumento dei flussi militari. Durante l’attivazione, che può durare fino a dodici mesi, sono introdotte misure straordinarie come accesso prioritario alle infrastrutture, procedure doganali più rapide ed esenzione dalle restrizioni al cabotaggio. Questa cornice emergenziale rappresenta uno dei principali elementi di discontinuità rispetto ai precedenti piani d’azione.
Il Regolamento interviene anche sulla preparazione delle infrastrutture europee. Secondo i requisiti approvati dal Consiglio e richiamati nella documentazione tecnica della Commissione, sono stati individuati 500 progetti considerati critici lungo quattro corridoi strategici, dal Nord Europa al Mediterraneo. Ponti, tunnel, porti, aeroporti e tratte ferroviarie dovranno essere adeguati per sopportare pesi e dimensioni dei mezzi militari, come le 60 tonnellate di un carro armato standard citati dall’Alto rappresentante. Il concetto d’infrastruttura strategica a duplice uso diventa vincolante, imponendo standard di sicurezza e resilienza più elevati.
Un ulteriore pilastro è rappresentato dal Solidarity Pool, lo strumento per mettere in comune le capacità di trasporto finanziate dall’Unione. Gli Stati membri potranno richiedere l’utilizzo delle risorse registrate nel Pool, mantenendo il controllo operativo da parte del Paese titolare. L’obiettivo è ridurre le carenze strutturali nella disponibilità di mezzi ferroviari, navali e aerei per trasporti di grandi dimensioni, spesso rilevate nei rapporti della Corte dei Conti europea.
La gestione della mobilità militare è riorganizzata attraverso la creazione di coordinatori nazionali che devono essere reperibili in modo continuativo. Sarà un gruppo tecnico che comprenderà Commissione, Servizio europeo per l’azione esterna, Agenzia europea per la difesa e Stati membri, oltre a un sistema digitale d’informazione da rendere operativo entro il 2030. Secondo la relazione speciale 04/2025 della Corte dei Conti europea, l’assenza di un punto di contatto unico aveva finora limitato la capacità di risposta coordinata, mentre il nuovo impianto punta a risolvere questa frammentazione.
Il contesto geopolitico ha accelerato l’iniziativa. L’invasione russa contro l’Ucraina ha messo in evidenza i limiti del sistema attuale, come ricorda la relazione della Corte dei Conti del febbraio 2025. I precedenti stanziamenti, pari a 1,69 miliardi euro attraverso il Meccanismo per collegare l’Europa nel periodo 2021-2027, si sono esauriti già a fine 2023, indicando una domanda superiore alle risorse previste. Le difficoltà nel trasporto di mezzi pesanti, dovute a limiti strutturali delle infrastrutture civili, restano uno degli elementi più critici.
La cooperazione con la Nato è un punto esplicitamente previsto dal Regolamento. Nell’ambito della Pesco, il progetto dedicato alla mobilità militare coinvolge 29 Paesi e ha definito corridoi prioritari successivamente recepiti nella revisione 2024 della rete Ten-T. Gli Stati membri dell’Alleanza dovranno trattare gli altri alleati come equivalenti agli Stati dell’Unione nelle autorizzazioni al transito, condizione che vuole garantire continuità operativa tra le due organizzazioni.
Le dichiarazioni dei responsabili politici europei insistono sul legame tra cornice normativa e capacità operativa. Il commissario Apostolos Tzitzikostas ha sottolineato che l’efficacia del sistema dipende in modo determinante dalla rapidità delle procedure. L’Alto rappresentante Kaja Kallas richiama la necessità d’intervenire su ponti, piste e linee ferroviarie per garantire movimenti da ovest a est in tempi ridotti. In questo contesto, il Regolamento è un passaggio verso l’integrazione delle reti civili e militari, con effetti diretti su pianificazione, trasporto merci e percorsi intermodali.


























































