Il sindacato di base SiCobas rompe la tregua stilata con FedEx a febbraio, quando dopo un lungo sciopero la multinazionale statunitense assicurò la continuità occupazionale dello hub di Piacenza. Ma nel piano di riorganizzazione annunciato il 29 marzo, la filiale italiana della società ha annunciato la chiusura di Piacenza. Quindi il sindacato ha ripreso la mobilitazione e il primo passo è stato un incontro nella Prefettura della città emiliana, dove i sindacalisti hanno ricordato a FedEx gli impegni presi il mese precedente.
In una nota, il SiCobas spiega che nell’incontro “abbiamo pertanto chiesto garanzie di piena continuità salariale da parte della stessa FedEx-Tnt e che siano riportati a Piacenza gli extra-volumi in queste ore lavorati nelle città limitrofe, costringendo i lavoratori degli altri stabilimenti a fare turni da quindici ore”. Nel frattempo, il sindacato intende attuare “tutte le azioni sindacali e legali volte alla riapertura immediata del magazzino e al far valere l’accordo che escludeva esuberi sottoscritto l’8 febbraio scorso proprio davanti a quella Prefettura di cui oggi si fa beffe Fedex-Tnt”. Il sindacato vuole coinvolgere nella vertenza anche il ministero del Lavoro.
FedEx sta ristrutturando l’intera rete europea dopo l’integrazione con Tnt, annunciando un taglio di 6300 posti. E non solo l’Italia sta protestando contro questa decisione. Tra febbraio e marzo ha scioperato il personale che lavora per FedEx nell’aeroporto di Liegi contro la minaccia dei licenziamenti. C’è preoccupazione anche in Germania, dove la federazione europea dei sindacati del trasporto Etf ha diffuso il 31 marzo una nota con alcune dichiarazioni di lavoratori. Quelli più anziani temono di trovare altra occupazione, mentre altri chiedono il motivo di questo ridimensionamento in un momento di crescita dell’espresso aereo. Etf ha lanciato una raccolta di firme internazionale contro i licenziamenti.