La possibile introduzione di una tassa di due euro su ogni pacco di valore inferiore a 150 euro riporta al centro del dibattito il ruolo della logistica nel commercio elettronico e gli equilibri economici di una filiera già sottoposta a forti pressioni. La misura, attualmente in discussione nell’ambito della Legge di Bilancio, ha suscitato la reazione della Federazione Italiana Autotrasportatori Professionali, che ha espresso una valutazione critica sugli effetti potenzialmente distorsivi dell’intervento.
La Fiap ricorda che la logistica italiana gestisce oggi tra 600 e 700 milioni di spedizioni di commercio elettronico all’anno, con una quota superiore all’80 percento rappresentata da pacchi di valore inferiore ai 150 euro. L’applicazione di una tassa uniforme su volumi così elevati rischia di tradursi in un aumento generalizzato dei costi operativi lungo l’intera catena, incidendo in modo diretto sulle imprese di trasporto e distribuzione.
L’associazione sottolinea che l’autotrasporto sta già affrontando un contesto complesso, caratterizzato dall’aumento delle accise sul carburante, dalla crescita del costo del personale e dall’introduzione di nuovi obblighi normativi. In una struttura di margini ridotti, anche variazioni limitate dei costi possono determinare effetti rilevanti, con il rischio di nuove pressioni sui prezzi di trasporto e di squilibri nei rapporti contrattuali lungo la filiera.
La Fiap richiama inoltre l’attenzione sulle possibili conseguenze sociali della misura. Una parte rilevante dei pacchi di basso valore riguarda beni di prima necessità e non esclusivamente acquisti discrezionali. Anziani, persone con disabilità o con ridotta mobilità ricorrono sempre più spesso al commercio elettronico per l’approvvigionamento di prodotti essenziali o difficili da trasportare, come generi alimentari o acqua. Una tassazione indifferenziata rischierebbe quindi di incidere maggiormente proprio sulle fasce più vulnerabili della popolazione.
Nel percorso parlamentare, il provvedimento prende forma come un emendamento della maggioranza alla Legge di Bilancio, che sarà discusso in Senato a partire dall’11 dicembre 2025. L’impostazione attuale prevede l’introduzione di un contributo di due euro per ogni pacco di valore inferiore a 150 euro che viaggia in ambito internazionale, sia in ingresso sia in uscita dall’Italia, senza distinzione tra Paesi appartenenti o meno all’Unione europea.
In termini concreti, ciò comporterebbe per le importazioni un probabile trasferimento dell’onere sui consumatori finali, attraverso un aumento dei prezzi praticati dagli importatori. Sul versante delle esportazioni, invece, il costo aggiuntivo graverebbe direttamente sulle imprese italiane, sommando un nuovo onere a quello già sostenuto per la spedizione internazionale. Inoltre, sul fronte delle importazioni, la tassa andrebbe a sommarsi, nel prossimo futuro, ai dazi comunitari legati all’abolizione dell’attuale soglia di esenzione dei 150 euro, determinando un ulteriore aggravio sui flussi di merci di basso valore. Sulla questione ha espresso dubbi anche Confetra.




























































