Il 28 novembre 2025 il nodo logistico di Pioltello, uno dei principali punti di smistamento dell’hinterland milanese, è stato bloccato da un presidio organizzato dal Si Cobas in occasione dello sciopero generale nazionale indetto dai sindacati di base. L’azione ha coinvolto direttamente i terminal di Dsv e Logtainer, due operatori del trasporto internazionale attivi nella zona di Limito di Pioltello. Il blocco ha interessato l’intero perimetro di accesso ai due centri logistici fin dalle prime ore della mattina.
Il presidio è iniziato all’alba, quando decine di lavoratori della logistica, insieme ad attivisti dei Giovani Palestinesi d’Italia, si sono radunati in via Dante Alighieri. Alle sette i manifestanti si sono collocati davanti ai cancelli esponendo bandiere del Si Cobas e uno striscione con la scritta "Embargo, ora!". L’ingresso ai terminal è stato chiuso dagli addetti alla sicurezza non appena i primi gruppi si sono posti ai varchi, interrompendo così il flusso dei camion in entrata e in uscita. La nebbia fitta che avvolgeva l’area per l’intera mattinata ha contribuito all’accumulo di mezzi in attesa lungo le arterie che connettono l’interporto alle tangenziali e agli svincoli autostradali.
Secondo quanto riportato dalle organizzazioni sindacali promotrici dello sciopero, la mobilitazione nazionale contestava la Legge di Bilancio 2026, ritenuta una manovra che sposta risorse verso il settore della difesa, quantificata dai sindacati in 23 miliardi di euro in tre anni. Le sigle aderenti – tra cui Cub, Usb, Cobas, Adl-Cobas, Clap, Sial-Cobas, Sgb, Si Cobas, Flai Trasporti e Servizi, Fisi, Usi e Usi-Cit – avevano convocato un’astensione che coinvolgeva trasporti, logistica, scuola, sanità e pubblica amministrazione.
Nel caso di Pioltello, oltre alle rivendicazioni economiche e sociali, l’azione si concentrava su un tema specifico: la denuncia dei flussi di container considerati parte della "logistica di guerra". Nel comunicato diffuso dagli organizzatori, Dsv e Logtainer sono accusate di movimentare ogni giorno centinaia di container Maersk diretti verso i porti di Genova, La Spezia, Livorno e verso gli interporti di Rubiera e Padova, oltre che allo scalo di Malpensa. Secondo la ricostruzione dei manifestanti, questi flussi includerebbero materiale destinato al comparto militare. Le società coinvolte non hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche nell’immediato, ma nei mesi precedenti Dsv aveva respinto, in risposta a un’interpellanza del Consiglio comunale di Pioltello del 30 settembre 2025, qualsiasi coinvolgimento nella movimentazione di materiali bellici verso Israele. La sindaca Ivonne Cosciotti aveva allora riferito di attendere ulteriori verifiche su Logtainer e Maersk.
LEGGI: LOGTAINER SMENTISCE LA MOVIMENTAZIONE DI MATERIALE BELLICO
Al presidio hanno preso parte numerosi lavoratori della logistica iscritti al Si Cobas, in particolare operai dei magazzini Sda e Poste italiane. Questi reparti avevano da poco sottoscritto un accordo-quadro a livello provinciale che prevedeva l’attivazione di nuovi impianti per gestire i picchi stagionali e aumenti salariali progressivi fino a febbraio 2026, con un’indennità giornaliera di dieci euro per chi fosse assegnato ai nuovi siti. Le richieste sindacali nell’ambito dello sciopero nazionale includevano aumenti salariali, salario minimo di dodici euro l’ora, riduzione dell’orario di lavoro e maggiori investimenti nei servizi pubblici, insieme alla stabilizzazione dei lavoratori precari. Ai temi economici si affiancavano le rivendicazioni relative alla politica internazionale: fine del sostegno militare all’esercito israeliano, embargo sulle armi e interruzione dei rapporti economici ritenuti connessi al settore bellico.
Nel corso della mattinata alcuni autotrasportatori rimasti in coda hanno dialogato con i manifestanti. Alcuni hanno dichiarato di non trasportare materiali destinati all’industria della difesa, mentre il Si Cobas ha invitato i presenti a partecipare a un’assemblea improvvisata davanti ai cancelli, collegando le condizioni di lavoro nella logistica alle tensioni globali che attraversano le catene di fornitura. Il blocco si è protratto fino al primo pomeriggio, quando la visibilità è migliorata e i mezzi hanno iniziato a defluire.
L’iniziativa di Pioltello si collocava in una giornata di mobilitazione diffusa sul territorio nazionale. Secondo le ricostruzioni sindacali, a Genova i lavoratori del Si Cobas del magazzino Bartolini di Cornigliano erano in agitazione per la stabilizzazione dei precari, mentre l’Adl Cobas aveva bloccato Logicor a Tortona. Presidi e rallentamenti sono stati documentati nei porti di Genova, Livorno, Trieste, Ravenna e Salerno, con una partecipazione rilevante nei magazzini della Lombardia. Usb Logistica aveva convocato assemblee territoriali per coordinare l’adesione di corrieri e facchini.
La questione dei trasporti di armamenti attraverso i principali scali logistici italiani era emersa nelle settimane precedenti, con il blocco di container contenenti esplosivi diretti in Israele nei porti di Genova il 27 settembre e Ravenna il 18 settembre e con il fermo della nave Seasalvia a Taranto il 25 settembre. La campagna "Embargo, ora!", sostenuta da sindacati di base e associazioni palestinesi, ha assunto nelle ultime settimane il carattere di un’azione di pressione rivolta all’intera filiera del trasporto merci, dalla movimentazione portuale alla distribuzione terrestre.































































