Come avviene tutti gli anni, anche per l’inverno 2025-2026 Viabilità Italia – in collaborazione con Polizia Stradale, Anas, concessionarie autostradali e Protezione Civile – ha diffuso il Piano Neve. Al centro del sistema operativo c’è una classificazione dei fenomeni atmosferici, dove l'attenzione non è rivolta solo alle grandi nevicate ma anche a pericoli più subdoli come la pioggia ghiacciata, nota come freezing rain, e la nebbia fitta. Per queste evenienze, il protocollo stabilisce soglie di visibilità critiche sotto i 70 metri, oltre le quali entrano in vigore interruzioni immediate della circolazione. Parallelamente, la sicurezza si estende alla rete ferroviaria con un dispiegamento della Polizia Ferroviaria, pronta a presidiare stazioni e convogli con migliaia di operatori supportati da tecnologie di ultima generazione per il controllo in tempo reale dei binari.
Un capitolo della strategia invernale è dedicato all'autotrasporto. Prevede che i veicoli industriali con massa complessiva superiore a 7,5 tonnellate il fermo temporaneo, una misura che sostituisce il vecchio concetto di blocco statico con un sistema di filtraggio dinamico. Attraverso una specifica segnaletica, i veicoli pesanti sono canalizzati verso aree di stoccaggio o costretti a uscite obbligatorie dall’autostrada prima che le pendenze o gli accumuli nevosi rendano impossibile la marcia, evitando così il rischio di intrappolamento che paralizzerebbe i soccorsi.
La segnaletica stradale svolgerà un ruolo fondamentale, con pannelli a messaggio variabile e barriere luminose che guideranno i conducenti verso le corsie di accumulo, gestite secondo configurazioni a spina di pesce o su più file a seconda della capacità dei tratti interessati. Questa gestione del traffico pesante è supportata da una mappatura capillare del rischio che classifica ogni arteria gestita da Anas, permettendo di concentrare i mezzi sgombraneve dove il pericolo di blocco è più elevato.
Analizzando la geografia delle zone di intervento, il Nord Italia presenta una rete di protezione che si concentra sui valichi e sui nodi liguri e toscani. Tra i tratti di blocco principali spiccano la A15 nella tratta tra Pontremoli e Aulla, la A12 con i settori tra Deiva Marina e Brugnato e lo snodo tra Carrara e l'allacciamento A12/A15. In queste aree, il piano identifica come zone di accumulo il parcheggio del palazzetto dello sport di Massa, l'area comunale di via Martiri di Cefalonia e diverse superfici dedicate a Pisa e Pontedera, come i parcheggi della zona industriale e dei poli commerciali. In questa macro-area, il filtraggio dinamico è studiato per gestire il flusso dei mezzi diretti verso l'Appennino e i confini di Stato, garantendo che nessuna colonna di veicoli resti bloccata in tratti montuosi privi di vie d'uscita.
Spostandoci verso il Centro Italia, il focus si sposta lungo la dorsale adriatica e i collegamenti trasversali tra Lazio e Abruzzo. Le tratte di blocco più sensibili includono l'allacciamento tra la A25 e la A14 nel nodo di Chieti e il segmento della A14 compreso tra Pescara Nord e Pescara Ovest in direzione sud. Le aree di accumulo identificate per queste emergenze sfruttano i grandi poli logistici e commerciali del territorio, tra cui spiccano il centro agroalimentare di Cepagatti, l'area commerciale di Città Sant'Angelo e le zone industriali di Sambuceto e San Salvo. Questi punti di stoccaggio permettono di drenare il traffico pesante dalla sede autostradale principale prima che si verifichino criticità sui tratti appenninici più esposti.
Infine, nel Sud Italia e nelle Isole, la pianificazione si fa estremamente dettagliata lungo la A2 Autostrada del Mediterraneo e le direttrici siciliane. In Sicilia, i punti critici sono localizzati sulla A18 Siracusa-Gela e nei pressi di Messina. Le tratte soggette a possibile blocco includono la barriera di Tremestieri e gli svincoli di Giardini Naxos e Recanati. Per l'accumulo dei mezzi, il piano prevede l'utilizzo dell'area esterna di San Filippo a Messina, dell'area parcheggio Zirmelli a Catania e degli spazi presso San Gregorio. Anche la Sardegna è mappata, con livelli di rischio alto individuati sulle statali dell'entroterra nuorese e sassarese, dove la gestione del traffico pesante segue le medesime logiche di filtraggio dinamico per preservare la percorribilità delle arterie principali che collegano i porti con il resto dell'isola.
Antonio Illariuzzi





























































