L’autotrasporto europeo delle merci è alla vigilia di un'importante novità nel trasporto extra-comunitario: il 12 ottobre 2025 entrerà in funzione l’Entry/Exit System (Ees), il nuovo sistema digitale dell’Unione Europea destinato a sostituire i tradizionali timbri sui passaporti con un archivio elettronico basato su dati biometrici. Dopo anni di rinvii dovuti a problemi tecnici e infrastrutturali, l’Ees diventa realtà, con un avvio progressivo della durata di sei mesi che interesserà tutti i principali valichi di frontiera dei 29 Paesi dello spazio Schengen, inclusi quelli più sensibili per la logistica, come Dover e Calais.
AL centro ci sono i controlli biometrici obbligatori per i cittadini di Paesi terzi. Impronte digitali, scansione facciale e dati del documento di viaggio saranno registrati al primo ingresso e conservati per tre anni, consentendo successivamente verifiche più rapide. Questo meccanismo, concepito per rafforzare la sicurezza e contrastare l’immigrazione irregolare, vuole anche prevenire frodi documentali e usi multipli di identità false. Ma per le imprese di autotrasporto, già strette tra costi operativi in crescita e nuove regole ambientali, la prospettiva è quella di ulteriori rallentamenti lungo le rotte internazionali.
Il rischio di congestioni ai confini è infatti al centro delle preoccupazioni del settore. Ogni camionista extra-comunitario dovrà sottoporsi ai nuovi controlli ad ogni passaggio, con tempi stimati di tre-cinque minuti per la prima registrazione e uno-due minuti per le verifiche successive. In condizioni di traffico intenso, l’impatto potrebbe essere notevole. Gli effetti si preannunciano particolarmente critici nei collegamenti con il Regno Unito, dove Dover e Calais rappresentano snodi vitali per la catena di fornitura europea e hanno già vissuto situazioni di blocco nei periodi di picco.
I potenziali ritardi si tradurranno in costi aggiuntivi per le imprese di trasporto: più carburante consumato in attesa ai confini, consegne rallentate, necessità di rivedere le rotte e i contratti con i clienti. La Commissione Europea ha scelto un’implementazione graduale proprio per attenuare l’impatto, ma resta alta la preoccupazione di un settore in sofferenza. I dati parlano chiaro: in Francia sono fallite oltre 1.300 aziende di trasporto in un anno (+37,8%), in Belgio i fallimenti sono aumentati del 50%, mentre in Germania il tasso di insolvenze delle imprese di logistica è doppio rispetto alla media delle altre attività economiche.
Per gestire la transizione, Bruxelles e i governi nazionali stanno investendo in soluzioni tecnologiche. Sono previsti chioschi di pre-registrazione e sistemi self-service in stazioni e porti, insieme a un’app mobile dedicata, “Travel to Europe”, che permetterà ai viaggiatori di inserire i dati personali prima di arrivare alla frontiera. Nel Regno Unito, Eurostar, Eurotunnel e Port of Dover hanno già ricevuto finanziamenti pubblici pari a 3,5 milioni di sterline ciascuno per installare le nuove infrastrutture biometriche.
Accanto alle opportunità di modernizzazione, emergono questioni delicate. L’archiviazione centralizzata dei dati biometrici, gestita dall’agenzia eu-Lisa e accessibile anche a Europol, ha sollevato forti critiche da parte di organizzazioni per i diritti digitali, che denunciano un rischio di sorveglianza di massa. Sul piano operativo, la complessità tecnologica e i ritardi accumulati dalle società appaltatrici – tra cui Atos, Ibm e Leonardo – alimentano i timori di un avvio difficoltoso, con possibili ricadute immediate sul traffico merci.
L’Ees s’inserisce inoltre in un contesto più ampio di digitalizzazione dei controlli alle frontiere. È già operativo l’Import Control System 2 (ICS2), che impone la trasmissione anticipata delle dichiarazioni di sicurezza per le merci, mentre il sistema eTir digitalizza le procedure doganali del trasporto internazionale su strada. A partire dal 2026 sarà introdotto anche l’Etias, il sistema europeo di autorizzazione preventiva per i viaggiatori esenti da visto. In questo quadro, l’autotrasporto si trova a dover affrontare un cambio di paradigma che impone una revisione delle procedure operative, investimenti in formazione e una pianificazione logistica sempre più complessa.

































































