Chissà se il ministro dei Trasporti aveva previsto il vespaio che avrebbe suscitato il provvedimento sul risarcimento dei tempi di attesa dei veicoli industriali per le le attese al carico e scarico, che ha inserito nella Legge 105/2025 soddisfacendo le richieste delle associazioni dell’autotrasporto. In realtà, chi ben conosce il mondo del trasporto potrebbe averlo previsto, perché questo è uno degli elementi più divisivi all’interno della filiera logistica. E ora i nodi vengono al pettine sulla interpretazione della norma.
La prima questione è se il risarcimento sia in qualche modo evitabile, magari tramite specifici accordi tra autotrasportatori e committenti inseriti nei contratti di trasporto. Qua sono emerse due opposte visioni, tra chi ritiene che un accordo possa derogare l’applicazione del risarcimento e delle franchigie e invece chi la ritiene un obbligo inderogabile.
Accanto a questa questione generale, ne è emersa una specifica per l’autotrasporto dei container, partita da una circolare inviata il sei ottobre da alcune associazioni liguri dell’autotrasporto (Aliai, Assotir, Fita Cna, Confartigianato Trasporti, Lega Cooperative e Trasportounito) a quelle dei committenti (Assiterminal, Fedespedi, Federagenti, Assarmatori, Confitarma, Assologistica e Federlogistica).
Nella lettera, gli autotrasportatori affermano che l’applicazione della norma è “inderogabile” e “tassativa”, precisando che “la normativa è chiara e non ammette interpretazioni”. E per maggiore chiarezza, la lettera afferma che “non saranno accettate prassi elusive o tentativi di di rinviare l’effettiva applicazione della norma”, aggiungendo che “qualsiasi inosservanza sarà oggetto di immediata segnalazione al Comitato centrale dell’Albo degli Autotrasportatori e all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato”.
E se ciò non bastasse, la comunicazione si conclude ammonendo che “in assenza di risposte concrete le scriventi associazioni, in accordo con le imprese di autotrasporto rappresentate, sono pronte a intraprendere azioni di mobilitazione e protesta a difesa dei diritti delle imprese e dei lavoratori dell’autotrasporto”.
A questa dura presa di posizione le associazioni della committenza hanno risposto con una lettera inviata al ministro e al vice-ministro dei Trasporti. Le sigle ricordano al ministro che già in precedenza avevano segnalato “l’insorgere di problematiche diffuse in ogni contesto della logistica a causa di una non univoca interpretazione e difformi indicazioni per l’applicazione della norma in oggetto, da cui lo scaturire di contenziosi, discrasie di comportamenti, rallentamenti nelle attività operative e pregiudizio nelle relazioni tra i diversi attori della filiera”.
Dopo avere “ribadito l’interesse di tutti affinché si possa garantire certezza dei rapporti contrattuali, equilibrio e responsabilità lungo tutta la filiera logistica e dei trasporti”, le associazioni chiedono un intervento del ministero dei Trasporti “volto ad assicurare una applicazione uniforme nel rispetto dei principi di efficienza e collaborazione che caratterizzano i rapporti tra industria, trasporto e logistica” e l’apertura urgente di un tavolo di confronto “volto a determinare l’individuazione di corrette indicazioni applicative della norma”.
Sulla questione interviene anche il direttore di Assiterminal, Alessandro Ferrari, che ritiene “non accettabile” l’interpretazione della norma fatta dalle associazioni degli autotrasportatori, “soprattutto per quanto concerne il tentativo di ricomprendere all’interno della franchigia anche i tempi (e le conseguenti modalità) delle operazioni di carico e scarico”. Egli paventa il pericolo, già incombente, “dell’insorgere di contenziosi che danneggiano la filiera logistica invece di favorirne l’efficientamento nel rispetto di tutti i suoi soggetti, autotrasportatori compresi”. Sarà interessante vedere con il ministro dei Trasporti dirimerà la questione.































































