Stanno comparendo forti turbolenze nello spazio aereo tra Stati Uniti e Messico: a luglio 2025 il Dipartimento dei Trasporti statunitense ha avviato un’azione formale contro il Governo messicano per presunte violazioni all’accordo bilaterale sul trasporto aereo del 2015. La decisione arriva in risposta a misure considerate discriminatorie e lesive della concorrenza, in particolare lo spostamento forzato di tutti i vettori cargo dallo scalo principale della capitale, il Benito Juárez di Città del Messico, a un aeroporto secondario poco attrezzato e distante.
La crisi appare oggi, ma ha radici lontane: nel 2023, il Governo messicano ha imposto il trasferimento obbligatorio di tutti i voli cargo dal Benito Juárez al nuovo aeroporto Felipe Ángeles, a circa cinquanta chilometri dalla capitale. Il motivo ufficiale era legato alla riduzione della congestione e all’avvio di progetti di espansione. Tuttavia, per dipartimento Usa si è trattato di un’azione unilaterale che ha danneggiato le compagnie statunitensi e infranto i principi dell’accordo bilaterale, che garantisce pari opportunità di accesso e operatività.
Washington sostiene che questo trasferimento ha comportato ai vettori statunitensi costi operativi aggiuntivi e complessità logistiche rilevanti, in particolare per i vettori ibridi che operano sia merci, sia passeggeri. Il nuovo aeroporto, costruito su una precedente base militare, non era ancora pronto per gestire il traffico merci in modo efficiente, costringendo le compagnie a investire in infrastrutture e attrezzature per garantire il servizio. Le restrizioni agli slot e la perdita improvvisa di diritti operativi hanno causato, secondo il Dot, perdite per milioni di dollari e costituiscono una violazione palese dell’intesa internazionale. Tra le compagnie colpite figurano FedEx, Ups, Atlas Air, ma anche American Airlines, United Airlines e Delta.
Il nuovo segretario ai Trasporti, Sean Duffy, ha annunciato una strategia in tre fasi per forzare un cambio di rotta da parte di Città del Messico. La prima è l’obbligo per tutte le compagnie aeree messicane dovranno comunicare al Dot, entro il 29 luglio, i dettagli dei propri voli da e per gli Stati Uniti, inclusi tipo di aeromobile, frequenze, aeroporti di origine e destinazione e orari. Poi non potranno più operare voli charter merci o passeggeri con aerei di grandi dimensioni senza previa approvazione.
Infine è revocata l’esenzione concessa alla joint-venture tra Delta e Aeromexico, attiva dal 2016. Se confermata, la misura entrerà in vigore il 25 ottobre e obbligherebbe i due vettori a cessare ogni coordinamento su prezzi, capacità e ricavi, pur potendo mantenere collaborazioni minori come il codeshare. “Questo è un avvertimento a tutti i Paesi che pensano di poter sfruttare gli Stati Uniti, le nostre compagnie e il nostro mercato. America First significa equità”, ha dichiarato Duffy.
Le compagnie cargo statunitensi hanno accolto con favore l’intervento del governo. La Cargo Airline Association (Caa), che rappresenta FedEx, Ups, Atlas Air e Abx Air, ha espresso pieno sostegno all’azione del Dot: “Il Messico ha creato un pericoloso precedente e minato la prevedibilità necessaria alla logistica globale. Le compagnie devono poter scegliere i propri scali in base a criteri commerciali, non politici”. Anche Amazon Air, Dhl Express e Kalitta Air sono coinvolte nelle ricadute operative del provvedimento messicano, che ha aumentato i tempi di transito e complicato la gestione delle emergenze.
La reazione del Messico non si è fatta attendere. La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha però dichiarato che il suo Governo non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte degli Stati Uniti riguardo alle possibili sanzioni: “Non vediamo alcuna giustificazione per queste misure”, ha affermato, lasciando intendere che la disputa potrebbe proseguire in sede diplomatica.
Il provvedimento nei confronti del Messico è un chiaro segnale anche verso l’Europa, che potrebbe essere il prossimo bersaglio del Dot. Gli Stati Uniti hanno già espresso preoccupazione per la decisione dei Paesi Bassi di ridurre del 10% gli slot all’aeroporto di Schiphol per motivi ambientali. Washington ha sostenuto che tali decisioni unilaterali vanno negoziate nell’ambito dell’accordo Open Skies tra Stati Uniti e Unione Europea.

































































