Il 3 settembre 2025 la Procura della Repubblica di Catanzaro ha disposto di alcuni dispositivi elettronici per il controllo delle targhe, noti come Targa System e utilizzati da diversi Comuni della fascia ionica della provincia. L’iniziativa giudiziaria - condotta in sinergia da Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Stradale, Vigili del Fuoco e Anas - nasce dal sospetto che questi strumenti siano stati utilizzati non tanto come supporto al controllo del traffico, quanto come macchine per la produzione di verbali e sanzioni.
Il sequestro ha riguardato in particolare i Comuni di Isca sullo Ionio, Stalettì, Sellia Marina, Cropani e Satriano, mentre in altri centri - come Montepaone, Simeri Crichi e Squillace - le Autorità hanno acquisito documentazione amministrativa e contabile. Al centro delle verifiche c’è il modo in cui i dispositivi sono stati adoperati: i primi risultati dell’indagine parlano di contestazioni elevate in maniera massiva, senza le motivazioni dettagliate che la Legge richiede quando non è possibile fermare immediatamente il conducente del veicolo. Un utilizzo, dunque, che rischia di rendere nulle molte delle sanzioni emesse.
Le irregolarità non si fermano qui. Gli inquirenti ipotizzano anche violazioni in materia di protezione dei dati personali, dal momento che i Targa System, costituiti da telecamere e software di lettura targhe, avrebbero raccolto informazioni senza rispettare pienamente le disposizioni vigenti. A pesare vi è inoltre la questione dell’omologazione: secondo il Codice della Strada, solo gli apparecchi autorizzati dal ministero dei Trasporti possono essere impiegati per contestazioni a distanza, e l’indagine dovrà chiarire se i sistemi sequestrati avessero davvero i requisiti richiesti.
Le Autorità hanno acquisito numerosi verbali di contestazione, ritenuti verosimilmente annullabili, insieme ai bilanci comunali. La Guardia di Finanza sta verificando se i proventi delle multe siano stati impiegati correttamente. La normativa stabilisce infatti che almeno la metà delle somme incassate debba essere destinata a interventi per la sicurezza stradale, dalla segnaletica alla manutenzione fino al potenziamento dei controlli. I sospetti riguardano la possibilità che parte di quei fondi sia stata dirottata altrove, con un utilizzo improprio delle entrate.
L’inchiesta trae origine dalle segnalazioni di numerosi automobilisti che avevano denunciato multe ritenute illegittime e dalle diffide già inviate dalla Prefettura di Catanzaro, che aveva chiesto ai comuni di interrompere l’utilizzo dei dispositivi contestati. Le conseguenze potrebbero essere rilevanti. Oltre all’annullamento dei verbali, con un impatto immediato sui cittadini e sulle casse comunali, si aprono scenari di responsabilità amministrative e penali per chi ha autorizzato e gestito i sistemi. Ma la portata della vicenda va oltre i confini provinciali: in Italia sono molti i comuni che hanno adottato tecnologie analoghe, e l’inchiesta calabrese potrebbe innescare un effetto domino, spingendo le procure di altre regioni ad aprire fascicoli simili.


































































