Per anni le gallerie di Francavilla al Mare sono state lo scenario di una vicenda che intreccia tecnologia difettosa e presunte manipolazioni documentali. Al centro vi è lo Speed Scout, un dispositivo per il controllo della velocità ribattezzato dai cittadini “Truffavelox” per la sua discutibile affidabilità. Tra il 2019 e il 2023 l’apparecchio ha prodotto contravvenzioni per oltre 1,2 milioni di euro, imputando infrazioni ritenute mai commesse da migliaia di automobilisti. Ora la procura di Chieti, diretta da Giampiero Di Florio, ha chiesto il rinvio a giudizio di sei agenti della polizia locale, compreso il comandante.
Gli imputati dovranno rispondere di accuse particolarmente gravi: falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico, soppressione e occultamento di atti veri. Tra loro figura il comandante, inizialmente escluso dalle indagini, ma successivamente coinvolto per il ruolo di vertice che avrebbe avuto nella gestione del sistema. Con lui, a fine novembre, compariranno davanti al giudice per l’udienza preliminare il vicecomandante e quattro agenti, difesi da un collegio di avvocati.
Secondo la ricostruzione accusatoria, i verbali dei controlli periodici sarebbero stati redatti in modo da mascherare i difetti sistematici del dispositivo. In almeno due occasioni gli agenti avrebbero attestato falsamente di aver eseguito verifiche ministeriali senza possedere le competenze tecniche necessarie, dichiarando il corretto funzionamento dell’apparecchio. Per nascondere rilevazioni macroscopicamente errate, sarebbero stati nascosti fotogrammi di prova, cancellate intere cartelle digitali o effettuati test senza distinguere tra le diverse categorie di veicoli. L’effetto era generare rilevazioni inattendibili, con attribuzioni di velocità anomale soprattutto a camion e furgoni.
Ha avviato l’indagine la denuncia un imprenditore dell’autotrasporto, che nel settembre 2023 ha segnalato alla Procura, alla Prefettura e al Comune l’assurdità di una contravvenzione ricevuta: il suo camion sarebbe stato sorpreso a 111 chilometri orari in un tratto con limite di 50, nonostante il veicolo fosse dotato di limitatore certificato a 90 e il cronotachigrafo digitale attestasse una velocità compresa tra i 50 e i 60 km/h. L’autotrasportatore, presentatosi al comando di Polizia Municipale con le prove in mano, ha raccolto persino l’ammissione di un’operatrice, la quale gli avrebbe confidato che il sistema presentava difetti noti, invitandolo a chiedere l’annullamento in autotutela del verbale.
Secondo le cronache locali, le indagini hanno poi documentato episodi paradossali: pedoni immortalati a oltre 50 chilometri orari, un autobus di linea della società Tua rilevato a 251 km/h, un camion della Rai registrato a 164 m/h nonostante il limitatore tarato a 90 km/h. In alcuni casi, come quello segnalato dalla stessa Rai con una pec, le sanzioni sono state annullate in via amministrativa, ma secondo la procura ciò avveniva nella piena consapevolezza che l’apparecchio non fosse affidabile.

































































