Il 7 maggio 2024 la federazione europea dei sindacati Uni Europa ha annunciato che venti i sindacati di undici Paesi europei hanno scritto alle Autorità sulla Privacy nazionali per chiedere d’intensificare la sorveglianza sull’uso che Amazon farebbe delle informazioni sui lavoratori rilevate nei suoi magazzini tramite equipaggiamenti elettronici, come scanner, software di controllo delle attività, videocamere e sistemi vari di tracciamento. La nota precisa che “recenti indagini hanno dimostrato le gravi conseguenze di questa sorveglianza sulla salute mentale e fisica dei lavoratori”.
Nella lettera, i sindacati citano il caso della Francia, dove la Cnil (l’Autorità per la protezione dei dati) ha erogato il 27 dicembre 2023 una sanzione di 32 milioni di euro ad Amazon France Logistique per avere creato un sistema di controllo dei lavoratori “eccessivamente intrusivo” e per avere attuato protocolli di videosorveglianza ritenuti inadeguati. I firmatari chiedono alle Autorità europee “di seguire l’esempio della Francia indagando sulla legalità dell’utilizzo dei dati dei lavoratori da parte di Amazon e adottando misure per fermare le pratiche che violano la legge”. Amazon ha replicato ritenendo scorrette le conclusioni della Cnil e quindi ha presentato un ricorso al Consiglio di Stato.
Ancora prima, nel 2021, l’Autorità per la Privacy del Lussemburgo emise una multa di ben 746 milioni di euro ad Amazon, sempre relativa a pratiche di sorveglianza. “La sorveglianza incessante di Amazon non riguarda solo il monitoraggio; si tratta di controllo e intimidazione”, dichiara Christy Hoffman, segretario generale di UniI Global Union. “Tali misure draconiane privano i nostri lavoratori della loro dignità e dei loro diritti con il pretesto di una maggiore produttività. Chiediamo cambiamento immediato e responsabilità”.